Tutti gli articoli di Carlotta

LA TENEREZZA AL TEMPO DELL’ORRORE

 

Febbraio 1945: il mondo finisce a Dresda. Per giorni interi le forze alleate bombardano la città: una pioggia di fuoco inonda le strade, sbriciola i palazzi, spazza via in un soffio migliaia di vite umane. Dalle macerie emerge Anna Marta, ventiduenne bellissima e ormai orfana. Anna non è un soldato, ma ha un’arma con sé: la sua macchina fotografica. E con quella assale la città, scattando foto straordinarie che non sa nemmeno se potrà mai sviluppare. Dall’altra parte del mondo la notizia del bombardamento giunge alla redazione del New York Times, e il fotografo Stanley Bredford viene inviato in Germania a documentare le stragi. L’incontro casuale di Anna e Stanley sulla guglia di una cattedrale cambierà la vita di entrambi. Quando Anna gli consegnerà il suo rullino il legame tra loro diventerà indissolubile, e sarà pretesto per una riflessione sull’uomo e sulla sua natura, sulla storia del Ventesimo secolo e sull’amore. Un grande romanzo di guerra, dolcezza e destino, tra un’Europa devastata e la voglia di continuare a vivere, nonostante tutto.

…Potevano privarli della giovinezza, potevano depredarli della libertà, potevano ordinargli di diventare adulti prima del tempo e di morire a comando, ma la cosa più importante – le emozioni – non potevano togliergliele in alcun modo. Perché fortunatamente nessuno sa quando e perché accada la cosa più importante. Ed era appena accaduta…

L’autore è Janusz Leon Wisniewski, nato a Toruri in Polonia, è uno dei romanzieri polacchi di maggior successo. E’ laureato in informatica, specializzato in chimica e, oltre a scrivere, progetta software di altissimo livello. La tenerezza al tempo dell’orrore è il suo primo romanzo in Italia, un fenomeno editoriale, un best seller da oltre un milione di copie nell’Est europeo, già pubblicato in undici Paesi. Attualmente vive con la sua famiglia a Francoforte sul Meno

Il mondo visto attraverso i sogni dei bambini

Oggi vi parlo di un progetto davvero interessante. Riguarda i VOSTRI SOGNI.

Le esperienze di Dinamo Italia con la RAI e con organizzazioni internazionali quali UNICEF e ONU e con WWF Italia nella realizzazione di news realizzate con i bambini come piccoli giornalisti (Neonews, TG minimo, La liberazione dei cortili, Snow news ecc.) e spot sociali realizzati sempre con i bambini come interpreti,  hanno insegnato a KIDZ DREAM due cose fondamentali:

1) La forza e la sintesi delle cose raccontate dai bambini davanti ad una telecamera. Le parole e il modo di formulare i loro pensieri, le espressioni del viso, i gesti, forniscono una comunicazione unica, irripetibile e «bambinesca». Questo, però, a condizione che i bimbi si sentano a loro agio, al di fuori cioè da ogni sovrastruttura culturale e formale imposta dalla scuola, dai genitori o dalle stesse strutture dei media.

2) Le idee «vere» dei bambini sono un antidoto unico contro le stereotipie e banalità proprie dei media a grande diffusione. Tali idee, anche quando ripetono gli stereotipi del mondo degli adulti lo fanno con un inconscio e inevitabile distacco ironico, un’onestà spontanea che crea una distanza e un sano specchio deformante rispetto ai contenuti.

Da esperienze sul campo, come spesso capita, hanno notato che quando ai bimbi chiedevamo di raccontare un «loro sogno onirico», quello che si ricordavano meglio o che era loro piaciuto di più, si apriva un canale di comunicazione molto particolare.

I bambini – in età tra i 6 e i 12 anni – raccontano molto volentieri i loro sogni che ricordano con grande dovizia di particolari. Ma non solo, parlano in modo più forbito di quanto facciano normalmente e delineano racconti e situazioni complesse in modo chiaro e, per quanto possibile con materiali onirici, esaustivo.

Da qui l’idea di trovare un modo per far raccontare ai bimbi il loro sogni. Però la televisione non gli pareva in questo caso il mezzo più adatto e quindi il progetto è rimasto «stand by» fino a che sono arrivatu ad una possibilità di comunicare tali sogni attraverso WEB.

L’idea di realizzare un contenitore, una banca dei sogni dei bambini, trova una sua adeguata realizzazione su Internet.

Ai bimbi viene chiesto di concentrarsi sul sogno che ricordano meglio o preferiscono. Viene anche richiesto di pensare ai dettagli: i luoghi, i colori, le persone, ecc. Alla fine si propone loro di fare un disegno del sogno.

Dreamboxes

In modo molto semplice vengono realizzate delle riprese, tipo video box dei sogni. Camera fissa, spesso con dietro la lavagna. Risultato una serie di piccole interviste-racconto di 60-120 secondi. In esse i bambini con parole loro e con la propria gestualità raccontano il loro sogno: quello preferito, quello più pauroso o quello che ricordano meglio. Alla fine mostrano e spiegano le immagini del loro disegno.

Il sito

Il contenitore è un sito Web secondo il format Artefacta cioè composto solo di mappe e di piccoli film con i sogni dei bambini. Si parte da una mappa del mondo e si pongono degli indici nelle varie città dove i bambini hanno raccontato i loro sogni. Il processo si evolve fino ad avere in prospettiva moltissimi luoghi del mondo visti attraverso i sogni dei bimbi.

Lingue e sottotitoli

I sogni verranno sempre raccontati nella lingua madre perché non perdano di freschezza e spontaneità. È infatti essenziale che i bambini si sentano completamente a loro agio e possano raccontare il sogno nei loro modi: con le parole, le smorfie, gli ammiccamenti, i sorrisi e gli irripetibili movimenti delle mani e del corpo. Nel sito verranno quindi inseriti sottotitoli in varie lingue per rendere comprensibile a tutti il racconto, lasciando però inalterata la forza comunicativa originale.

La redazione: filtro attivo e costante

Nessun accesso diretto o blog o altre forme aperte di social network sono previste o ammesse per questo sito. Tutto arriva ad una redazione di esperti che decide e valuta le opportunità di messa in onda.È attualmente on line la prima fase del progetto, che si qualifica come «pilota», nel senso che con le prime interviste ai bambini si sta sperimendo, mettendo a punto e poi rodando il meccanismo realizzativo e produttivo.

Interviste realizzate:

SENEGAL: villaggio Mbour
NAPOLI: scuola elementare 73° Circolo Didattico Napoli
BARCELLONA: scuola elementare
VENEZIA: scuola elementare Armando Diaz
ROMA: bambini Rom presenti nella X circoscrizione del Comune di Roma
ROMA: scuola elementare Di Donato

Sviluppi di KidZdream

WEB 0/12 e la banca on line dei sogni dei bambini

Una volta lanciati il progetto ed il sito, si può implementare l’iniziativa in due modi:
– continuando a riprendere direttamente alcuni nuovi sogni dei bambini
– chiedendo alle scuole o ad altre organizzazioni di inviarci, in formato video, i sogni dei bambini.

Social baby networking

soprattutto questa seconda fase ci pare quella più interessante per lo sviluppo del progetto. Si prevede una redazione di KidZdream che contatti le varie scuole e organizzazioni e che poi invii il format a norma con cui realizzare le interviste.

Il filtro della redazione

Le interviste inviate verranno poi supervisionate dalla redazione e dopo un giudizio di congruità e opportunità messe on line.

Finalità di KidZdream: Campagne a favore dei bambini

KidzDream, abbinandosi a progetti internazionali di grandi organizzazioni quali Save The Children o altre, sposerà e sosterrà campagne con specifici obbiettivi a favore dei bambini: diritto all’istruzione, costruire una scuola o un campo di calcio, acquistare giocattoli, ecc. La campagna diventerà l’obiettivo di KidZdream per un tempo determinato, attraverso forme di comunicazione e di raccolta fondi mirata

KidZdream uno strumento con cui i bambini di tutto il mondo aiutano altri bambini

È questo un punto qualificante di tutta l’iniziativa. I bambini che raccontano i loro sogni, ovunque del mondo, debbono essere coscienti che partecipano anche ad un progetto che cerca di aiutare altri bambini con maggiori necessitàAi bimbi viene chiesto di concentrarsi sul sogno che ricordano meglio o preferiscono. Viene anche richiesto di pensare ai dettagli: i luoghi, i colori, le persone, ecc. Alla fine si propone loro di fare un disegno del sogno.

Dreamboxes

In modo molto semplice vengono realizzate delle riprese, tipo video box dei sogni. Camera fissa, spesso con dietro la lavagna. Risultato una serie di piccole interviste-racconto di 60-120 secondi. In esse i bambini con parole loro e con la propria gestualità raccontano il loro sogno: quello preferito, quello più pauroso o quello che ricordano meglio. Alla fine mostrano e spiegano le immagini del loro disegno.

disegni

La ragazza che rubava le stelle

È notte e il silenzio avvolge la baia di Salem. Zee Finch è ferma sul molo e fissa il mare. Il tempo pare essersi fermato. Le stelle brillano nel cielo senza luna e si riflettono sulle acque dell’oceano disegnando un sentiero luminoso.

Una volta Zee conosceva bene quel sentiero. Aveva tredici anni e passava le notti in mare aperto a guidare barche rubate, ma trovava sempre la strada di casa grazie alle stelle. Eppure, un giorno, aveva perso quella rotta, e aveva giurato a sé stessa di non percorrerla più. Perché quel giorno sua madre si era suicidata, all’improvviso.

Zee era fuggita da tutto e da tutti, dedicandosi agli studi in psicologia. Sono passati quindici anni da allora. Ma adesso è venuto il momento di ripercorrere quella rotta perduta. Il suicidio di Lilly Braedon, una delle pazienti più difficili di Zee che ora fa la psicoterapeuta, la costringe a fare ritorno. Le analogie fra il caso della donna e quello della madre sono troppe.

Zee è sconvolta, ma non ha altra scelta: l’unico modo per fare luce sulla morte di Lilly è capire la verità sul suo passato irrisolto. Un passato pieno di menzogne e segreti che molti, nella chiusa comunità di Salem, hanno cercato di rimuovere. Zee non si può fidare di nessuno.

Forse nemmeno di suo padre, ormai un uomo vecchio e malato. Non le resta che fare affidamento su sé stessa, imparare a non dare nulla per scontato, rimettere tutto in discussione, anche quando la fuga sembra l’unica via d’uscita. Ma deve fare in fretta. Perché una nuova spirale di violenza rischia di rendere ogni sforzo vano. La verità corre su un’unica strada, che Zee ha dimenticato per troppo tempo ma che, se troverà il coraggio di ripercorrerla, la porterà a casa. Qui potrà finalmente realizzarsi il destino che le spetta.

Dopo il grandissimo successo della Lettrice bugiarda, per mesi nelle classifiche dei libri più venduti di tutto il mondo, torna Brunonia Barry con il romanzo più atteso dell’anno.

Libro di punta delle librerie indipendenti americane e in classifica sul «New York Times» grazie al passaparola, racconta una storia di menzogne e misteri, amore e odio, violenza e redenzione, perdono e peccato, ma anche di speranza, la speranza di trovare finalmente il proprio posto nel mondo.

Incontriamo Geronimo Giglio e La sorgente di luce

 In una placida cittadina di provincia, la battaglia tra le bande dei Draghi Rossi e delle Baccanti per la conquista del territorio di Boscospettro è ormai giunta alla resa finale. Dopo lo scontro, Ettore, Hady e Lara vengono scaraventati nell’Arnamour, un mondo popolato di creature bizzarre, dove la magia è racchiusa in boccette e barili. I tre faticano a orientarsi nella nuova realtà: il pacifico popolo di quelle terre è minacciato dai Mannani, i Gustamagia, una strana specie di esseri che ha il solo intento di consumare ogni scorta di magia presente, mettendo in pericolo la vita delle Elucidi, le governatrici dell’Arnamour che vigilano sulla sua ricchezza. Ognuno dei tre apprenderà la difficile arte dei poteri magici in una Gilda differente: Lara imparerà a dominare la magia che controlla le persone e a carpirne i segreti, Hady avrà il disperato compito di rimettere a nuovo una nave che ha l’aspetto di un relitto degli abissi, ed Ettore entrerà a far parte dell’élite dei guerrieri Vooan e imparerà a caro prezzo cosa significhi il valore in battaglia.

Ciao Geronimo, prima di tutto grazie per aver accettato il nostro invito.

Grazie a te per l’invito

Chi è Geronimo Giglio per quelli che ancora non ti conoscono?

C’è una prima volta per tutto, e questo è il primo romanzo che firmo con un nome che non sentivo più da tanto tempo: Geronimo. Sono figlio degli anni settanta e i miei genitori mi hanno regalato un nome importante, insieme ad altri quattro che non citerò. Ma, come tutti i bambini, certe cose le capisci solo quando diventi adulto, perché sentirsi appellare dagli altri, sempre e comunque, Toro Seduto o Augh, non ha reso la mia infanzia molto semplice. Da lì la decisione di abbreviarmelo all’anagrafe in un più greco, ma pur sempre strano, Gero. Geronimo Giglio è quindi ritornato per poter firmare un libro che mi sarebbe piaciuto leggere da ragazzo. Comunque mi è andata bene: se fossi nato femmina mi avrebbero chiamato Ciriquana.

I tutte le librerie è possibile leggere e acquistare il tuo magico romanzo:La sorgente di luce. Ti va di parlarcene?

C’era una volta… anzi, c’è un regno che non è poi così lontano. Si chiama Arnamour, ed è il mondo in cui io vorrei vivere. È un posto fantastico, dove puoi usare la magia e dove puoi trovare tante ragazze e ragazzi come te. A farcelo scoprire sono tre protagonisti, ognuno molto diverso dall’altro. Attraverso i loro occhi possiamo vedere ogni dettaglio di questo luogo. Sono loro a insegnarci cosa voglia dire essere un Vooan, chi siano realmente le Elucidi e, soprattutto, quanto sia importante la parola Nanaeel. Mentre scrivevo il romanzo mi sono dovuto fermare molte volte, perché più andavo avanti e più mi rendevo conto che il mondo che stavo descrivendo fosse più reale che mai, talmente reale da avere l’impulso di uscire e andarlo a cercare.

Da quali suggestioni, idee e ispirazione ha preso vita l’idea di raccontare su carta questa storia?

Sono cresciuto masticando letteratura fantasy e sognando di creare un giorno un mondo tutto mio. L’idea, come tutte le idee, nasce da uno scintillio inaspettato che mi ha colpito durante un bellissimo viaggio in Scozia. A Saint Andrews ho visitato una piccola biblioteca e ho visto su uno scaffale un libro sull’araldica. L’ho sfogliato e sono rimasto incantato. Mi avevano affascinato i simboli sugli scudi, le varie regole che li costituivano, i bellissimi disegni che li ornavano. Per tutto il resto del viaggio non ho fatto altro che pensare e ripensare a quel libro solo che, ovviamente, era un libro fuori commercio da molto tempo e quindi introvabile. Quando la vacanza era ormai agli sgoccioli mi sono detto che se non avessi tentato di recuperare quel libro la mia vita sarebbe stata molto diversa. Quindi, poco prima di prendere l’aereo, ho fatto dietro front con la macchina e ho attraversato tutta la Scozia per ritornare sui miei passi. Ma, arrivato alla biblioteca il libro non c’era più. Ho chiesto dappertutto ma nessuno ne sapeva niente. Fino a quando non ho incontrato un rosso massiccio e baffuto dipendente che, vedendomi disperato, ha cercato di aiutarmi. Non avendo più il libro mi ha lasciato con una promessa: avrebbe fatto di tutto per farmi avere quel libro. Un mese dopo, quando ormai mi ero dato per vinto, il libro mi arriva per posta ed è lì che il romanzo ha scritto la sua prima pagina. Come tutte le cose che nascono dai sogni ci vuole sempre una fata, anche se massiccia e baffuta, perché i desideri si possano esaudire.

I personaggi, invece, come nascono?

Se lo scrittore è la divinità del racconto, i personaggi sono i suoi messaggeri. Lara, Hady ed Ettore sono stati molto difficili da creare, perché dovevano raccontare vari aspetti della loro avventura. Però dovevano farlo con i propri occhi, con le loro emozioni e commettendo i propri errori. Quando racconti qualcosa usando diversi punti di vista il rischio di confondere il lettore è altissimo. Se in più descrivi un mondo che ancora nessuno ha mai visitato il rischio è ancora più grande. Ed è per questo che ognuno di loro ha una voce, un modo diverso di agire, un’identità  completamente differente dalle altre. Sì, lo ammetto: i tre mi hanno dato del bel filo da torcere, ma alla fine siamo diventati ottimi amici.

Parliamo per l’appunto di loro; Ettore, Hady e Lara. Quanto di te vive in loro? Quali sono le loro caratteristiche predominanti?

I tre ragazzi non potrebbero essere più diversi uno dall’altro. C’è Lara che parte con un fortissimo senso di inadeguatezza nei confronti del mondo, ma che alla fine scoprirà delle qualità in lei che neanche pensava di avere. Hady, il più pragmatico del trio e che vuole sempre vedere come funzionano realmente le cose, scopre cosa voglia dire lasciarsi andare e capire che non sempre è un bene avere il controllo su tutto. Ettore è quello che parte più avvantaggiato: forte, determinato e ambizioso. È però colui che ha da perdere più di tutti, perché lascia un mondo dove ha già raggiunto una notorietà e una posizione per un altro dove sarà costretto a ricominciare tutto da zero. E per uno come Ettore è molto dura da digerire.  

Durante la stesura di un romanzo che rapporto si instaura con i personaggi che si creano?

La sorgente di luce è un viaggio, una ricerca, una lotta e, infine, una scoperta. Un solo personaggio non mi avrebbe consentito di esplorare un mondo talmente vasto in così breve tempo. Ed è per questo che, quando l’avventura inizia, i tre ragazzi vengono separati. In loro coesistono parti della mia vita, ma anche delle persone che conosco o che mi piacerebbe conoscere. Lara, Hady ed Ettore sono quindi persone vere, persone che mi hanno costretto a modificare le mie intenzioni, perché si rifiutavano di avventurarsi su certe strade che avrei voluto far loro prendere. È una vera magia creare un personaggio che, con il passare delle pagine, ti stupisce arricchendo il tuo racconto con scelte che non avevi preventivato. Alla fine, anche se ti sono costati una gran fatica ti accorgi però che le scelte dei tuoi ragazzi erano quelle giuste e tu hai fatto bene a lasciargli le redini della fantasia.

Nel tuo libro si parla di magia e di un nuovo regno chiamato Armamour. Molti dei nostri amici lettori sono giovani aspiranti scrittori. Quali consigli ti senti di dare per riuscire a creare in modo convincenti un mondo totalmente nuovo?

Non è un caso che questo sia il mio primo romanzo fantasy, perché è un genere letterario difficilissimo da scrivere. Quando ti metti di fronte al foglio vuoto ti accorgi che le tue idee non sono poi così originali e che dai tempi di Esopo fino a oggi c’è stato tutto il tempo di inventare tutto e il contrario di tutto. Il mio consiglio è quello del tuffatore: non pensarci troppo, fallo e basta. Sbaglierai, dovrai ritornare sui tuoi passi ma alla fine, se quel mondo così fantastico è davvero lì, allora sarà lui che ti insegnerà la strada per visitarlo al meglio.  

La magia della scrittura quanto influenza la tua vita nel quotidiano?

Influenza eccome. La scrittura non è un lavoro, è uno status permanente, un’impellenza che ti costringe a essere sempre con le antenne dritte. Lo scrittore è una persona normale, solo che è più attento e ricettivo alla poesia che lo circonda. 

Gli scrittori quali magie riescono a compiere?

Teletrasporto, cura ed evocazione. Ma questo è il livello uno. Degli altri mi è proibito parlare: è un segreto della gilda.

Ti ricordi il tuo primo libro letto?

Certo: erano due volumi di Italo Calvino. Fiabe italiane. Li leggevo a mia nonna per farla addormentare.

Chi era Geronimo da adolescente?

Un rompiscatole. Uno con la testa sempre fra le nuvole. Uno che però ha avuto la fortuna di trovare un gruppo di amici che la pensasse come lui e che era ben felice di imbarcarsi in avventure che tutti i ragazzi dovrebbero fare. Mitico il periodo in cui andavamo alla ricerca di manufatti antichi (l’intento era trovare spade medioevali o al limite monete) con un metal detector comprato via posta e assemblato in casa. Non vi dico che cosa abbiamo trovato…

Ultima domanda. Che cosa hanno in più i ragazzi rispetto agli adulti?

La spontaneità e la sfrontatezza. Cose che, con il passare del tempo, si limano o si perdono a causa delle sovrastrutture che ci costruiamo addosso. Per questo i ragazzi sono più adatti alla magia e capaci di cambiare il mondo.

Grazie mille Geronimo.

Grazie a te e spero che i lettori si divertano almeno la metà di quello quanto mi sono divertito io a scrivere la sorgente di luce

Incontrando Maurizio Temporin…e Iris.Fiori di cenere.

Buon giorno gentile Maurizio.

Buon giorno. Anche se piove.

Siamo davvero lieti di poterti ospitare nel nostro spazio.

Arredato bene, complimenti. Cos’è, Ikea?

No…no…tutta opera di artigiani italiani.

Presentiamoci ai nostri amici lettori; chi è Maurizio Temporin?

Intanto, non sono io. Cioè, ci sono io e poi c’è Maurizio Temporin, quell’altro, quello che parla facendo bolle di colore, che dice di viaggiare su una sciarpa nello spazio e che gioca a biliardo coi pianeti. Di lui so che è un esploratore, un ottico, uno scinziato, uno scrittore, un’artista, un pazzo. Inciampa nel mondo e si fa inseguire dai sogni. Ha un passato misterioso e un futuro incerto. Lo avvolge il fumo e lo muove la sua ombra. Poi ci sono io, che qualcosa con lui condivido, ma sono più umano e meno interessante.

Ho appena finito di leggere il tuo ultimo romanzo IRIS Fiori di cenere e sono davvero molte le domande che vorrei farti.

Prima di tutto da quali idee e suggestioni ha preso vita questo romanzo?

Le idee sono nate in modo sparpagliato e confusionario, un po’ come normalmente fanno i pensieri. Credo addirittura che risalgano a parecchi anni fa, ma solo recentemente ho capito qual’era il modo migliore (forse) per intrecciarle. Thara per esempio era una ragazza che conoscevo davvero e il suo personaggio è legato a fatti che mi hanno coinvolto in prima persona. Il mondo di cenere invece è qualcosa di profondo e oscuro che credo esista davvero, nell’animo di tutti. E’ un luogo in cui le cose e le persone, per quanto spacciate, continuano ad esitere. E’ un luogo per ricordi non ricordati. L’ispirazione? Il posacenere sulla mia scrivania. I mozziconi, a volte, sembrano palazzi.

Quanta ricerca è stata necessaria per rendere credibile il potere attribuito agli Iris? O è stata la fantasia a galoppare sulle pagine bianche?

Non attribuisco agli iris poteri particolari, è piuttosto Thara che ne sfrutta le proprietà. Comunque credo che l’iris sia un fiore misterioso per davvero, una calamita naturale che non attira solo le api ma anche fenomeni “limite”. Ad esempio, forse è una casualità, forse no, ma è stata la Giunti a voler compare la saga. La giunti è la casa editrice storica di Firenze e il simbolo di Firenze è proprio un Iris. Un iris viola.

E poi, andando a vedere nella mitologia, l’araldo di Era, appunto Iris – Iride, viaggiava fra il mondo degli uomini e quello degli Dei. Un fiore, un’occhio, e un’arcobaleno. La ricerca se mai, la lascio ai lettori, è più divertente.

Cosa possiamo dire su Thara , per quelli che ancora non hanno letto il romanzo?

Thara credo che sia proprio paragonabile a un fiore. Può essere battuta dai venti più forti, ma per quanto il suo aspetto sia delicato, è in grado di resistere pressochè a tutto. Insomma, si piega ma non si spezza. Non vorrebbe saper viaggiare fra i mondi, non vorrebbe soffrire di narcolessia, desidera solo un po’ di normalità, ma non potrà scappare e sarà costratta a prendere in mano la situazione quando la sua vita e quelle delle persone a lei care verranno messe in pericolo.

Che rapporto hai instaurato con i tuoi personaggi durante e dopo la stesura del testo?

Un rapporto costante ma distaccato. Ormai ho disturbi della personalità da diversi anni. Quando creo un personaggio infatti faccio più o meno il lavoro che fa un attore. Mi chiudo nel mio studio e comincio a parlare, a muovermi, come farebbe il personaggio. I miei amici sono abituati e a volte mi danno una mano. A volte si creano anche personaggi pericolosi, da cui è bene stare alla larga. Ludkar ad esempio. E questo lo dico perché alla fine creare un personaggio vuol dire solo togliere da te quello che non vuoi. Il processo è un po simile a quello che Michelangelo affermava sulla scultura, la statua è già dentro al marmo, devi solo togliere quello che c’è in eccesso.

Se dico Fuoco cosa ti viene in mente, cosa puoi aggiungere?

Cammina con me

Se dico Amicizia?

Ce l’ho.

Se dico Amore?

Ce l’ho.

Se dico Nocturno diabolico?

Mi mancava ma poi l’ho scambiato con una figurina di Materazzi senza tatuaggi.

Non so se ci hai guadagnato dallo scambio.

IRIS fiori di cenere è il primo di una trilogia. Hai già in mente cosa accadrà nei prossimi due volumi, con tanto di finale, o lascerai che siano i personaggi a guidarti nelle loro avventure?

Non ho ancora finito gli altri due libri, ma la storia la conoscevo dall’inizio. E’ stato proprio per questo che ho deciso di dividerla in tre volumi. Ho fatto un grande lavoro di struttura prima di cominciare anche solo a buttare giu la prima riga. Nella mia vecchia casa avevo usato un’intera parete per disegnare gli schemi di tutte le azioni della saga, come una grande lavagna. Poi ho cambiato casa e adesso quegli appunti misteriosi sono imprigionati sotto a due strati di vernice.

Circola una succulente notizia. E’ vero che parallelamente al romanzo ci sarà un manga?

Sì, lo stanno realizzando Ana Carlota Pacunayen e Chiara Bracale, due autrici davvero notevoli. Non sono ancora state prese decisioni editoriali, ma il lavoro è a buon punto. Ogni tanto daremo qualche anticipazione nella rete, qualche immagine per tenere viva la curiosità. Se devo dirla tutta, anche io sono semozionato quando vedo la storia di iris trasformarsi sulle tavole.

Cosa rappresenta per te la fantasia e la scrittura?

La fantasia e l’immaginazione non sono la stessa cosa e io credo di conoscere meglio la seconda. Deriva da immagine: vedere la realtà delle cose. E io la rielaboro, per vederla meglio. La scrittura invece credo cha sia una forma concreta che si può dare alla propria anima. Sono convinto, infatti, che la scrittura, l’arte, in generale, sia solo un mezzo (un fine lo è collateralmente) per riuscire a fare l’unica cosa che nella vita conta: conoscere altre persone affini con cui condividere la propria esistenza e cercare di capirsi a vicenda. Evitando di prendere quello che sto per dire come un delirio di onnipotenza, scrivere credo che dia delle qualità sovrannaturali. Cioè ti permette di essere in più posti contemporaneamente, di incontrare attraverso la carta stampata molte più persone di quanto il tempo e le occasioni di una vita possano permettere. Questo è quello che penso. Dall’esperienza che ho avuto precedentemente con “Il tango delle cattedrali” ho incontrato alcune persone meravigliose, con cui sono diventato molto amico e che non avrei mai sfiorato altrimenti. Susanna Scavone, ad esempio, l’ho conosciuta così e mi ha aiutato in modo sostanziale per scrivere “Fiori di cenere”. Chissà in futuro, cosa riserveranno i labirinti d’inchiostro.

La magia di raccontare storie come può essere spiegata?

La nostre vite sono storie. Alla fine gli esserei umani sanno fare solo quello. Esistono solo storie, tutto il resto serve alla trama.

Grazie mille Maurizio. Complimenti ancora per Iris, immagino che non ci svelerai nulla su Nat o Ludkar…neppure una piccola indiscrezione?

Posso farlo, Iris non è certo un caso diplomatico internazionale, ma è un peccato perché volevo usare le ultime righe per dire cosa è successo a Ustica. E’ vero che gli spoiler sono sempre un po’ pericolosi, ma è anche divertente lanciare qualche sasso nello stagno per vedere come si allargano i cerchi. Ti dirò che nel secondo episodio entreranno in scena altri due personaggi che ribalteranno tutta la situazione, personaggi che già nel primo libro sono apparsi nell’ombra. In realtà all’interno di Fiori di cenere, ci sono molti indizi sul futuro della trama che ho nascosto per il gusto dei lettori. Persino la copertina racchiude un enigma. Per quanto riguarda Thara e Nate, ci proveranno in ogni modo ad avere una relazione normale, ma saranno loro stesi ad essere il problema. Credo che una buona storia d’amore debba essere portata all’estremo, proprio come accade nella vita, per dimostrare che se davvero i sentimenti sono così forti, possono resistere al peggio. Quanti mezzi amori abbiamo vissuto e abbiamo visto vivere proprio perché questo non c’è mai stato.

Maurizio Temporin Sito.

Edward mani di forbice…e la neve.

In questi giorni di pioggia costante molti di noi se ne stanno a casa. Lavoro e scuola permettendo. Un’occasione per leggere un buon libro o per guardare un DVD. Se ne avete voglia vi consiglio di affittare questo film, uscito nel 1990. Il titolo è EDWARD MANI DI FORBICE.

La storia di Edward, un uomo creato da un inventore ma non terminato a causa della prematura morte di questi. In realtà Edward è un ragazzo come tanti altri, ma al posto delle mani ha delle forbici. Quando Peg troverà Edward e lo porterà a casa sua, inizieranno le avventure di questo uomo incredibilmente gentile.

Questo film possiede il fascino e la magia di una vecchia fiaba, di quelle che si sentono raccontare dai nonni attorno al caminetto, magari mentre fuori nevica…

Un film che non mi stanco mai di vedere ne di consigliare. Guardartelo se ne avete occasione.