Ciao Cecilia. E’ davvero un piacere poterti incontrare.
In tutte le librerie è possibile trovare il tuo ultimo lavoro: Gens Arcana. Ti va di raccontarlo, senza spoiler, ai nostri amici lettori?
Dalla notte dei tempi nel mondo esiste la progenies aetheris, una stirpe che si tramanda col sangue il potere di evocare la quinta essentia, il quinto elemento della natura capace di combinarsi con gli altri quattro (aria, acqua, fuoco e terra) e di sfruttarne o contrastarne la forza. Gli uomini e le donne di questa stirpe che si sono addestrati a padroneggiare il loro potere vengono chiamati Arcani, ma in pochissimi conoscono la loro esistenza. La Chiesa e i governi secolari la tengono nascosta con i mezzi più spietati, si servono degli Arcani e li sorvegliano, in cambio li ripagano con onori, ricchezze e protezione.
Valiano de’ Nieri ha vent’anni e vive nella Firenze rinascimentale del 1478. Anche lui fa parte della progenies aetheris e sarebbe anzi destinato a diventare un capo tra gli Arcani, invece non vuole né il potere né il posto di capofamiglia che gli spetterebbe di diritto. Sogna una vita pacifica e semplice, per questo rinuncia alla primogenitura, rifiuta l’addestramento ad Arcano e abbandona la famiglia per vivere con le sue sole forze, da modesto artigiano.
Il suo sogno di libertà, però, dura poco: suo padre Bonconte muore misteriosamente e Angelo, l’adorato fratello, viene preso in ostaggio subito dopo. Valiano stesso diventa bersaglio di una caccia spietata, da parte di nemici umani e sovrumani, e capisce che se vuole sopravvivere e salvare Angelo deve riscoprire proprio quel potere che ha rifiutato per anni.
Quando e come hai deciso di raccontare questa storia su carta. Da quali suggestioni e idee ha preso vita?
La storia di Gens Arcana ha origini molto lontane. L’ho inventata più di dieci anni fa, prima di Hyperversum, e doveva diventare un fumetto, ma poi mi sono resa conto di non avere l’esperienza necessaria per darle col disegno la forma e la profondità che volevo. Così, dopo averne disegnato lo storyboard completo (più di duecento pagine!), l’ho messa nel cassetto aspettando di sentirmi pronta a riprenderla in mano. Ho impiegato tre romanzi e alcuni racconti, ma alla fine eccola qua. Adesso ne sono finalmente soddisfatta.
L’idea iniziale è venuta dalla filosofia classica, dalle teorie sugli elementi incontrate tante volte durante gli studi, le stesse che ho citato poi in parte anche nel romanzo. Ho cominciato a chiedermi cosa succederebbe se alcuni uomini avessero il potere innato di sfruttare le energie elementali: un potere che non è magico né divino né diabolico, ma è trasversale alle culture e alle religioni e ha ispirato miti, leggende e superstizioni in tutto il mondo e in tutte le civiltà. Un potere “neutro” come la forza stessa della natura che di per sé non è né buona né maligna, ma può generare la vita quanto distruggerla. I possessori di un tale potere potrebbero quindi essere allo stesso tempo una difesa e una minaccia, sempre in bilico su una scelta pericolosa: usare la propria forza per aiutare gli altri uomini o per dominarli. A furia di ricamare su queste idee, sono nati gli Arcani.
Secondo te come si spiega il fascino che la storia possiede? In modo particolare la Firenze del 1478?
La Storia ci racconta le nostre origini e ci spiega le basi della nostra cultura. Quando va al di là della cronologia pura e semplice, ci svela vite affascinanti, imprese eroiche, vicende efferate, meraviglie dell’ingegno e dell’arte, abitudini riti e superstizioni spariti col tempo oppure sopravvissuti fino a noi e nascosti magari sotto i gesti più comuni del nostro vivere quotidiano… e potrei andare avanti all’infinito con gli esempi. La Storia è un enorme libro fatto di pagine luminose e buie in cui è semplicemente impossibile non trovare qualcosa di interessante da leggere.
La Firenze del 1478 ha visto insieme alcuni dei più grandi nomi dell’arte e della storia italiana (due tra gli altri: Leonardo da Vinci e Lorenzo de’ Medici) ed è stata teatro di spargimenti di sangue incredibilmente feroci. Ma credo che basti anche solo la parola “Rinascimento” a renderla irresistibile.
Molti dei nostri lettori sognano di diventare scrittori, sono sicura che saranno curiosi di conoscere la tua storia come scrittrice; quando hai iniziato a scrivere il tuo primo romanzo?
Ho iniziato a mettere su carta le mie storie, scritte o disegnate, da piccolissima: i primi racconti risalgono alle elementari, il primo fumetto completo alle medie, il primo romanzo vero e proprio all’inizio dell’università. Sono tutte storie adatte all’età che avevo allora e molte di queste fanno sorridere adesso per la loro ingenuità. Le tengo archiviate su uno scaffale apposito della mia libreria insieme alle decine di altre storie rimaste incompiute negli anni. Ne ho sperimentate tante, di molti generi diversi, prima di sentirmi pronta a sottoporne una, Hyperversum, al giudizio degli editori.
Che rapporto hai quotidianamente con la scrittura? E con la lettura?
Quando sto lavorando a un libro, scrivo tutti i giorni senza deroghe, anche quando torno a casa tardi dal lavoro, anche se quel giorno mi rimane tempo solo a notte fonda, anche durante il fine settimana. Tra un libro e l’altro cerco comunque di scrivere spesso. La scrittura è passione e allenamento, quindi la mano va tenuta allenata il più possibile. La rilettura e le correzioni sono altrettanto importanti in questo processo.
Leggo tutti i giorni. Non solo romanzi, ma saggi, racconti, fumetti, giornali. Leggo di tutto, leggo con piacere. Non si può scrivere se non si legge. A trecentosessanta gradi.
Un consiglio per chi vorrebbe intraprendere la tua stessa strada?
Innanzitutto, come dicevo, leggere tanto e di tutto e insieme “nutrirsi” di storie sotto ogni forma: cinema, teatro, fumetto, cartoni animati, telefilm… cercare di capirne i meccanismi narrativi, studiarne i colpi di scena, i dialoghi, persino i fondali. Poi fare tanto allenamento: scrivere, rileggere e correggere, rileggere e correggere, rileggere e correggere… Non bisogna mai dare meno del proprio massimo.
Se per un giorno potessi vivere un’avventura, raccontata nei libri ma scritta da un altro scrittore, su quale libro ricadrebbe la tua scelta. E perché?
Vorrei imbarcarmi sulla Folgore e solcare il Mar dei Caraibi accanto al tenebroso Emilio di Roccabruna, alias il Corsaro Nero! Il motivo è puramente affettivo: lui è uno degli eroi che ho più amato da bambina. Mi ha fatto sognare per anni, sarebbe un’emozione enorme incontrarlo.