Tutti gli articoli di Roberta Rizzo

Il dono di scrivere

Scrivere è un lusso. E’ un dono. 

Scrivere non è un passatempo. E’ un lavoro. Un meraviglioso lavoro che sfianca, che fa gioire, piangere, riflettere, pensare. E’ un mestiere di lusso e pochi, pochissimi, riescono a dedicarsi pienamente senza staccare lo sguardo dal foglio e fare altro. Vivere di scrittura è difficile ma chi ci riesce tocca il cielo e ringrazia.

E’ un vero peccato sprecare questo dono. Ed è ancor peggio credere di averlo. Tutto è già stato scritto e quel tutto può rigenerarsi in altre nuove pagine…in altri libri.

L’uomo vortica e con lui le parole. L’egocentrismo di chi scrive è un soliloquio reso pubblico. Ed è stupendo quando accade che qualcuno decide di tuffarsi nel vortice per capirne il senso. Miriadi di scintille vorrebbero diventare stelle comete ma la scrittura seleziona, taglia teste, sbarra gli ingressi. Ed è giusto sia così.

La felicità dello scrittore è una chimera perché il dono chiede sacrificio e umiltà. La felicità è la corsa che permette all’idea di prendere corpo. la felicità è un attimo che fugge, che si nasconde per essere ritrovata. Così la vita scorre assieme ai pensieri che creano embrioni di libri possibili.

Detto questo…sono fiera di dedicare la mia esistenza alla scrittura. Non so se ho il dono ma spero di scoprirlo ogni giorno…per ogni libro che partorisco….per ogni lettore che mi cerca.

Il coraggio dei bambini

La paura sconfitta dalla crudele verità è la più grande dimostrazione di coraggio. L’abuso, la violenza, l’umiliazione e la malvagità subita emergono dalle parole che incatenano l’ignobile essere umano, che di umano non ha nulla. Il caso della piccola Fortuna gettata dalla finestra per sfuggire al suo aguzzino arriva come un boato. Ed è una delle tante storie che salgono in superficie ma tante, tante altre, rimangono nell’abisso del terrore e dell’omertà. Gli adulti che sanno spesso coprono con il cemento le parole che non hanno il coraggio di dire. Eppure i bambini, nella loro fortissima fragilità, riescono ad insegnare la verità proprio pronunciando parole che mai avrebbero voluto dire. Di atrocità verso l’infanzia ne accadono ogni giorno, in tutto il mondo, eppure quando una storia come quella di Fortuna viene resa nota allora c’è un’eruzione di sdegno. Poi…passa. Passa tutto come il magma che sovrasta la terra verde. La memoria va in cantina e gli occhi degli adulti tornano a guardare altro. Chi violenta un bambino, chi lo usa come un oggetto di gomma non merita perdono. E lo dico con convinzione e strazio. Sì, proprio io che ho appena finito di scrivere il romanzo “Il Sentiero Proibito”che ha come sfondo il valore del perdono. Certo, ci sono molte cose che si possono e si debbono perdonare, poiché il perdono blocca l’odio e la vendetta. Ed è giusto che sia così. Ma non so se chi ha fede riesce a trovare lo spazio per perdonare azioni così schifose. E non so neppure se Dio può perdonare poiché è da sempre in lotta con il diavolo…che naturalmente non si può perdonare ma contrastare. Allora la lotta tra Bene e Male, tra giusto e ingiusto è la condizione che pone l’uomo al centro della sua esistenza. Le strade da percorrere sono molte e dipende da quale scegli, puoi anche sbagliare ma anche rimediare. Ma cosa può pensare un essere che violenta un bambino? Quale visione della vita ha? Non si dica che è un mostro, che una bestia perché anche i mostri hanno una dignità e le bestie hanno cuore e anima spesso più di noi umani. E allora adesso vedremo compiersi il via vai degli interrogatori, delle difese folli, dell’appello alla follia del “mostro”, delle dichiarazioni fiume di mamme e papà che adesso, solo adesso, mostreranno lacrime e disperazione. No, non è tollerabile un circo di questo genere. E pur essendo fermamente contraria alla pena di morte, ritengo che esseri del genere vadano isolati totalmente dalla società, spediti in un luogo dove non possano neppure più vedere cielo e mare. Chiusi, fermi, infangati per tutti i giorni che restano da vivere. Perché la loro vita non è accettabile. Non credo nella redenzione di persone del genere. Non credo al pentimento. Non credo ad una riabilitazione. Non tutti gli uomini e non tutte le donne hanno la capacità e la sensibilità di risorgere dalle proprie malefatte. E intanto Fortuna non c’è più…e con lei tanti altri bambini che la vita la dovevano veramente vivere.

Parla con Roberta – Rubrica di confronto con i lettori

incontra l'autrice Rossa come amore perduto“Rossa come l’amore perduto”,

è un romanzo che affronta le diverse sfumature dei sentimenti, dei dolori e delle emozioni. Molti lettori mi scrivono di come il tema dell’adozione e dell’abbandono siano cruciali e vissuti con estrema difficoltà nel corso della vita. Ma il tema che più appassiona è quello del padre. Un padre assente per un destino non da lui tracciato. Vorrei raccogliere qui le vostre opinioni, le vostre esperienze e i vostri ricordi.

“Rossa” può essere un romanzo che scandisce tante domande in attesa di risposte.

Parlate con me…vi aspetto.

Roberta