COME SOLDATINI DI PIOMBO
di Cinzia Vianini
Primo Livello – Corso Adulti
La grossa busta rettangolare gialla era appoggiata al centro del tavolo da laboratorio-infermeria. Sparse c’erano ampolle e provette colme di liquidi colorati. Il dottor Tower sapeva benissimo cosa conteneva quella busta! Aggiustandosi gli occhiali dalla montatura nera e quadrata, si avvicinò cautamente: la mano cominciò ad allungarsi verso quell’oggetto “benefico”. Ma la calotta cranica del dottor Tower, completamente calva a causa di un difetto congenito, era diventata madida di sudore. Segno che da qualche parte, stava ancora pulsando una coscienza.
-“Sono cinquantamila dollari”- lo incalzò Mr Hate –“il gruzzolo ideale per abbandonare questo posto troppo misero per le vostre capacità di chimico e specialista genetico”. E in effetti la massima aspirazione del dottor Tower non era certamente quella di lavorare come analista specializzato presso la “Mr Brown Chemical Industry” di Trenton. A quelle parole così dannatamente allettanti ebbe la visione di un grande laboratorio, dotato di attrezzature di ultima generazione, indispensabili per le sue ricerche.
A questo punto l’ ultima titubanza del dottor Tower crollò come un castello di carte.-“ Ci vediamo qui domani sera alla stessa ora”- gli rispose infilando velocemente nella tasca del camice la busta con i soldi: sembrava che avesse toccato un tizzone incandescente. A quella affermazione gli occhi grigio cenere di Mr Hate si allargarono in un sorriso perverso.
Con una premura quasi paterna il dottor Tower aprì il contenitore metallico appoggiato sul piccolo tavolo del laboratorio. Due liquidi di colore diverso, uno giallognolo, l’altro violaceo, spiccavano in altrettante grosse siringhe di vetro.
–“ Cominceremo con questa”- spiegò lo scienziato indicando quella di sinistra. Non appena Mr Hate fu pronto, gli strofinò la spalla destra con un batuffolo di cotone intriso di disinfettante.
–“Questo è il siero che potenzierà a livello esponenziale la vostra mente: potrete “sentire” i pensieri di ogni abitante di Trenton, scoprirne debolezze ed angosce”-e così dicendo con un colpo deciso infilò l’ago nella pelle diafana. Mr Hate non sentì alcun dolore: era troppo concentrato nell’osservare quel liquido paglierino entrare inesorabilmente nelle sue carni. -“Con un potere del genere,sarò onnipotente”- disse l’uomo guardando il fluido che quasi del tutto sparito, stava già iniziando il folle viaggio verso il cervello. -“non sarò più il semplice Direttore del Personale di una ditta di fertilizzanti chimici, ma l’uomo più temuto e rispettato al mondo!”.
Detto questo, indicò con l’indice destro la seconda siringa:-“ Quando potrò iniettarmi l’altro liquido?”- chiese al chimico con occhi stranamente luccicanti. –
“ L’ho già spiegato ieri”- gli rispose con leggera apprensione-“ devono trascorrere almeno otto ore dalla prima iniezione, per evitare contaminazione tra i due sieri.
–“ Allora”- insistette Mr Hate-“ potrei portare la siringa a casa e procedere con l’operazione domani mattina, non è una cosa difficile, vi prometto che rispetterò le vostre indicazioni”.
Il dottor Tower, pur di liberarsi il più presto possibile di quella pesante incombenza, gli consegnò velocemente il contenitore. Quando l’uomo uscì dal laboratorio, il chimico tirò un sospiro di sollievo ma, toccandosi la fronte, si accorse che il palmo della mano era umido.
Era già notte inoltrata quando arrivò nei pressi del fiume Delaware: la sua casa di legno azzurro dal tetto spiovente era l’unica della zona. Nessun altro, a parte Mr Hate, avrebbe mai potuto vivere in un posto così solitario: era un luogo incantevole, intendiamoci, ma a lungo andare la semplice compagnia dei germani reali sarebbe andata stretta a chiunque. Arrivato alla soglia dei cinquant’anni gli mancava una presenza femminile accanto, una donna che lo attendesse per l’ora di cena e appendesse tendine fiorate ai vetri delle finestre. Ma come avrebbe mai potuto trovare una compagna con un aspetto fisico sgraziato come il suo? La risposta stava nella scatoletta metallica che portava sotto il braccio.
-“Potenziare al massimo mente e corpo”- ripeteva tra sé mentre infilava la chiave nella toppa della porta d’ingresso.
– “Controllare l’animo di ogni singolo uomo e non essere più solo”-. Tale pensieri lo portarono a prendere una decisione sconsiderata:- “Non aspetterò otto ore, mi sento bene, cosa dovrà mai accadere?”-
La risposta sarebbe giunta alcune ore dopo. Il sonno era arrivato abbastanza facilmente, nonostante il dolore provato con la seconda iniezione. Si era coricato sul letto togliendosi solo la camicia e le scarpe di pelle leggera. Anche se era metà giugno Mr Hate indossava ugualmente abbigliamento autunnale. Mentre dormiva aveva l’impressione che le unghie di mani e piedi “prudessero” ed attorno alle orbite sentiva delle fitte potenti. Sognò due serpenti dalla pelle verdastra avvolgergli i polsi e cominciare a tirare come se volessero strappargli le braccia dal corpo. Nessuno poteva aiutarlo perché si trovava da solo in una stanza piccolissima. Improvvisamente il pavimento si aprì, i serpenti scomparvero e Mr Hate iniziò a cadere nel vuoto sottostante: spalancò la bocca nel tentativo di urlare, ma non emise nemmeno un verso. Si svegliò di soprassalto: il petto doleva tantissimo e la schiena lo costringeva a stare molto curvo in avanti. Inoltre si sentiva intontito come se si fosse appena svegliato da una forte anestesia. Decise di recarsi in bagno per rinfrescarsi le idee ma, non appena mise i piedi nudi sul pavimento, perse l’equilibrio, cadendo così all’indietro. Si ritrovò seduto a terra: allungandosi leggermente trovò la torcia elettrica che teneva sotto il letto per le emergenze. Vide che i piedi erano diventati enormi, la pelle ispessita come quella di un elefante e le unghie si erano allungate di almeno dieci centimetri. Lo stesso era accaduto alle mani. Sconvolto camminò a carponi verso il bagno appoggiandosi ai gomiti. Aggrappatosi al lavandino riprese una posizione quasi eretta. L’immagine che vide riflessa nello specchio illuminato fu orribile: i capelli, prima cortissimi e brizzolati, erano diventati scuri e lunghi fino alle spalle. Gli occhi erano color rosso fuoco perché i capillari, rompendosi avevano iniettato di sangue tutto il bulbo oculare. Il naso era rimasto uguale essendo già deforme per conto suo a causa di un pestaggio ricevuto da piccolo. La bocca riservò una sorpresa quando la aprì: i canini erano sottili ma molto appuntiti, la lingua più ispessita e lunga il doppio. La sua punta era tagliente come un rasoio; lo scoprì quando la toccò con il polpastrello dell’indice destro. Terrorizzato e conscio del fatto che la responsabile di quella mostruosa situazione era stata un’egoistica bramosia di potere, decise di andare a casa del dottor Tower, nonostante fossero le tre di notte. Poiché indossare la camicia era impossibile, a causa di spalle e braccia aumentate a dismisura, fu costretto a indossare l’impermeabile perché abbastanza grande da coprire anche la sua schiena curvata a semicerchio. Scalzo lasciò quella zona periferica della città. Avviandosi verso il centro, si trovò ad attraversare un quartiere di media borghesia: villette a mattoncini rossi con ampie finestre divise in tre parti. Mr Hate si fermò ad osservarle perché incuriosito e improvvisamente la sua mente si aprì: come una telecamera virtuale entrò direttamente in quelle case, “vedeva” i loro abitanti dormire tra lenzuola fresche di bucato percependone anche le sensazioni derivate dai sogni, quali angoscia e malinconia.
–“Ora sei un uomo potente”- pensò- “potrai giocare con le emozioni di chiunque, manipolando le loro azioni come quando giocavi con i tuoi soldatini di piombo”-.
A quel pensiero Mr Hate ritornò all’immagine di un bambino di cinque anni seduto sul pavimento di una stanzetta male illuminata.
-“ Tornerò stasera John” – gli aveva detto il padre capostazione quella fredda mattina di gennaio. Non farà mai più ritorno. Anni dopo Mr Hate verrà a sapere dalla madre che il padre li aveva abbandonati per una collega di lavoro. Da quel momento in poi aveva cominciato a odiare le stazioni ferroviarie. Proseguendo per il quartiere sentì sempre più piacere nell’intrufolarsi nei sogni altrui stabilendone gli esiti. Per la paura di perdere questo straordinario potere, rinunciò definitivamente ad andare dal dottor Tower per risolvere il problema del suo aspetto. Fattasi ormai l’alba, Mr Hate avvisò da una cabina telefonica al lavoro che si sarebbe assentato per due settimane per visitare un cugino malato.
Soddisfatto per la menzogna riuscita, improvvisamente un dolore allucinante cominciò a martellargli le tempie, la vista si indebolì e provò forti fitte allo stomaco. Capì che il tutto era dovuto alla fame. Senza sapere il perché, girovagando, si ritrovò davanti alla biblioteca pubblica ed essendo giorno decise di entrare dal retro per nascondersi nel magazzino dei libri consumati. Lì, al riparo da occhi indiscreti, la fame ricominciò a farsi sentire e tutto ciò a cui riusciva a pensare era a come poter soddisfarla. Improvvisamente si fece sempre più assillante il ricordo della notte passata a vagare tra una mente e l’altra e l’aver assaggiato quella energia umana l’aveva fatto sentire così potente e appagato da bramarla anche a livello materiale . L’unico problema era capire come fare ad estrarre quella linfa benefica. La risposta gli fu data dalla sua mente ormai mostruosamente alterata – “Con un inganno attira una ignara vittima qui dentro e poi ti dirò cosa fare”-.
La ragazza, di circa vent’anni, si avvicinò curiosamente al locale da cui proveniva lo strano rumore: le ricordava il suo cane quando raschiava con le unghie contro la porta dell’atrio di casa. Non appena abbassò la maniglia, una gigantesca mano artigliata la strattonò all’interno, mentre un’altra premeva fortemente su naso e bocca. Cercò di dibattersi ma una forza sovraumana la sbatté spalle al muro. L’assalitore le strinse il collo finché nel suo giovane corpo non rimase nemmeno un flebile alito di vita. Lasciata la presa, la ragazza gli cadde tra le braccia come una bambola di pezza. La adagiò prona sul pavimento e con movimenti impacciati le scostò i bellissimi capelli corvini dalla nuca.
–“Devi nutrirti dell’energia vitale che ancora pulsa nelle sue vertebre”- gli gridò la mente affamata e con questo comando Mr Hate affondò i denti appuntiti nella pelle color ambra. Essendo così ancorato poté praticare con la lingua tagliente un’incisione abbastanza profonda da permettergli di succhiare velocemente tutto il midollo spinale. Mr Hate si sentì come se delle ripetute scosse elettriche gli avessero percorso le membra rinvigorendolo e dandogli piena soddisfazione. Il mostro stando attento a non farsi scoprire portò la ragazza nella deserta area di lettura, dove la fece sedere appoggiandole la testa su un libro come se dormisse. Non aveva provato nessun rimorso per la vittima ma al contrario ,un senso di potere e forza mai vissuti prima. Uscito dalla biblioteca, vide sul cartello stradale collocato al lato opposto della strada l’immagine stilizzata del treno soffiante una nuvola di fumo. Un folle pensiero gli attraversò la mente desiderosa di vendetta.
Il tenente Frank Giannini raggiunse l’agente Paul Apple sulla scalinata d’entrata della biblioteca comunale .Questi stava sbocconcellando un grosso hot -dog con salsa allo yogurt.
–“ Si tratta di Marta Smith”- spiegò Paul -“era venuta a documentarsi per un esame, è stata la prima ad arrivare dopo la bibliotecaria che però era indaffarata al piano soprastante. Così il killer ha agito indisturbato”.
Giunti in sala lettura, si apprestarono ad esaminare il corpo della vittima: il tenente, osservando con i bellissimi occhi castani, notò il profondo taglio sulla nuca contornato da due forellini uguali. Mentre era assorto in quella macabra visione, gli squillò il telefonino: dovevano recarsi immediatamente alla stazione ferroviaria. Un treno merci era rovesciato con uno squarcio sulla fiancata sinistra, ma la morte si trovava sul treno passeggeri che deragliando gli era piombato addosso. Uno dei pochi sopravvissuti era il conducente del mezzo: si chiamava T. J. Madison, altezza media, capelli corti e ricci e di origine nord africana.
–“Stavo conducendo il treno in stazione quando ho sentito un fastidioso ronzio nelle orecchie e la vista mi si è appannata improvvisamente. Poi una voce, rimbombando nella testa , mi disse di deviare il treno e aumentare la velocità. Pur opponendomi con tutte le mie forze, mi sono ritrovato a schiantarmi contro il merci che arrivava da Harrisburg”. Terminato il penoso racconto l’uomo scoppiò in un pianto copioso. Mentre Frank Giannini annotava tutto, l’agente lo chiamò per indicargli una lunga scia di sangue ancora fresco che proseguiva fino al binario Uno.
-“Non può appartenere ad uno dei feriti perché l’incidente è avvenuto qui, sui binari Tre e Quattro, e nessuno di loro si è allontanato”-spiegò l’agente Apple.
-“ Sarebbe meglio farlo analizzare come prova.”- disse il tenente di origini italiane-“voglio scoprire qualcosa al più presto possibile”-.
Erano le diciannove e trenta quando il dottor James Mind, affermato psicologo quarantacinquenne, aveva appena lasciato l’ufficio: era in ritardo e a casa lo stavano già aspettando. Per risparmiare tempo, aveva deciso di percorrere il solito vicolo. Stava osservando una fotografia quando l’ormai ex direttore lo colpì a morte con un pugno tra le scapole. La foto finendo a terra si ribaltò: la scritta “we love you daddy” sovrastava un cuore che contornava i volti di una donna sorridente tra due bambine gemelle bionde.
Era giunta la sera tarda e il giovane tenente stava seduto alla scrivania dell’ufficio con una tazza di caffè tra le mani fissando con occhi vitrei il foglio bianco su cui avrebbe dovuto scrivere il rapporto. Il sangue dei morti e la disperazione dei feriti alla stazione ferroviaria e il crudele assassinio della studentessa, offuscavano i suoi pensieri togliendogli lucidità. Fu risvegliato dalla voce dell’agente Apple -“Ha appena chiamato la pattuglia 340, hanno trovato il cadavere di un rinomato psicologo in un vicolo non molto distante dalla biblioteca”-.
-“Causa della morte?”-chiese con sospetto il tenente.
-“Impossibile da spiegare senza autopsia, ma anche questa vittima riporta sulla nuca le lesioni della studentessa”-.
Assorto nelle ormai sempre più numerose e variegate supposizioni, Frank riservava le sue speranze di riuscita per la risoluzione del caso nel laboratorio di analisi che si trovava al piano terra dello stesso edificio. Puntualmente arrivò la telefonata tanto attesa.
-“E’ la prima volta che studio un sangue del genere”-disse l’analista indicando il vetrino sotto al microscopio-“ho rifatto l’esame tre volte ma risulta sempre che le cellule umane sono state modificate da qualche agente chimico da me non riconoscibile. Sono comunque certo che la mutazione abbia in qualche modo alterato l’aspetto fisico dell’essere, in quanto le cellule stesse sono diventate di grandezza anormale”.
-“ Conosce chi sappia identificare la causa di questa mutazione?”- chiese il tenente Frank Giannini.
-“Posso consigliarvi il dottor Tower, che lavora come analista presso un’industria chimica: è un forte appassionato di biologia e genetica”-.
La casa del chimico faceva parte di un complesso di villette disposte su tre piani, la sua aveva finestre con imposte azzurre. Accolse i due agenti indossando un camice perché stava lavorando nel suo laboratorio privato. –“Abbiamo bisogno del suo aiuto per analizzare cellule sanguigne umane con anomalie incomprensibili dall’analista del nostro distretto, il quale ci ha raccomandato il suo nome per aiutarci a risolvere un caso”- gli spiegarono gli agenti sulla porta di casa. Il dottor Tower salì sulla volante diretta al laboratorio intenzionato ad aiutarli. Ma quando analizzò la traccia di sangue impallidì dall’orrore perché si rese conto che quelle cellule così radicalmente alterate appartenevano a Mr Hate. -“Non capisco di che si tratti”- mentì al tenente-“avrei bisogno di più tempo e di lavorare nel mio laboratorio maggiormente attrezzato”-.
– “Allora provi con questo campione”-gli disse –“ l’hanno rilevato sulla giacca dello psicologo ucciso ieri sera e siamo certi che il sangue incriminato è lo stesso”-.
Mentre era seduto sul sedile posteriore della volante, il dottor Tower cominciò a fare i conti con la propria coscienza:-” Se si scoprirà la verità verrò incriminato di aver creato un mostro assassino. Mi chiuderanno in prigione e butteranno la chiave. Devo fare qualcosa il più presto possibile!”- Appena giunto a casa cominciò a cercare una soluzione tra i campionari di antidoti e veleni vari.
Ormai era l’alba, presto sarebbero arrivate le donne delle pulizie, per cui Mr Hate si affrettò ad entrare nel laboratorio-infermeria della ditta per curarsi la profonda ferita alla mano sinistra: stava perdendo troppo sangue. Intento ad armeggiare con un flacone di disinfettante incolore, non si accorse dell’uomo in camice bianco nascosto dietro il paravento. Erano passati ormai dieci minuti preziosi ma il dottor Tower, rimasto paralizzato da quella visione inaspettatamente terrificante, cominciò a dubitare circa la riuscita del suo piano.-“ Sapevo che sarebbe venuto qui”-pensò lo scienziato-“nel luogo in cui tutto è cominciato e dove può trovare il necessario per curarsi indisturbato”-. Fortunatamente la poca pazienza di Mr Hate nel gestire gli strumenti medicali, fece pulsare una vena sul collo tozzo evidenziandone così la pelle sottile. Approfittando di quel momento di distrazione, il dottor Tower si avvicinò silenziosamente e, con un colpo deciso, lo trafisse in quel punto vulnerabile. L’ago si conficcò saldamente nella giugulare e il chimico spinse lo stantuffo con tutta la forza che aveva in corpo. Riuscì ad iniettare il veleno, ma non fece in tempo a scansare il man rovescio di Mr Hate: fu talmente violento da sbalzarlo contro l’armadietto a vetri del pronto soccorso. Dal contraccolpo questo gli cadde addosso e un pezzo di vetro, staccandosi, si conficcò nell’addome recidendone di netto l’arteria. Il dottor Tower, prima di morire dissanguato, tolse dalla tasca del camice la busta gialla non ancora aperta: finalmente si era liberato la coscienza da quel grosso peso.
Le vertigini lo assalirono quasi subito: Mr Hate si aggrappò al tavolo, ma le gambe, rimaste normali, iniziarono a tremare come se avesse avuto la febbre molto alta. Inginocchiatosi sul freddo pavimento, cominciò a respirare affannosamente perché il veleno aveva intossicato i polmoni. Quando stramazzò a terra morto, il volto deformato era completamente cianotico.
Gli addetti delle pulizie arrivati due ore dopo, trovarono molto più di cestini da svuotare e bagni da pulire: terrorizzati scapparono dall’edificio chiamando la polizia da una cabina telefonica pubblica.
-“Il dottor Tower lo conoscevamo”-disse il tenente Frank Giannini mentre i due corpi disgraziati venivano portati via-“ ma dell’essere mostruoso abbiamo qualche generalità?”-.
-“Nelle tasche del soprabito ho trovato solo questi”-rispose l’agente Apple e aprendo la mano destra mostrò, incisi con le iniziali J. H., due soldatini di piombo.
Molto intrigante come storia e direi anche molto coinvolgente. La lettura scorrevole e decisa. COMPLIMENTIIII!!! Da pubblicare..