La diciassettenne Jenna Fox, dopo più di un anno di coma, si risveglia in un corpo e in un presente che stenta a riconoscere. I genitori le raccontano che è stata vittima di un gravissimo incidente automobilistico, ma sono tante le lacune sulla sua identità e molti gli interrogativi irrisolti sulla sua vita attuale. Perchémai la sua famiglia si è trasferita di colpo in California, abbandonando tutto a Boston? Perché la nonna la tratta con inspiegabile scontrosità? Perché i genitori le proibiscono di parlare del loro improvviso trasloco? E come mai Jenna riesce a ricordare intere pagine delWalden di Thoreau,ma riporta a stento allamemoria stralci disordinati del suo passato? Assetata di verità e inquieta, la ragazza cerca di riappropriarsi della sua vita passata. Guardando i filmati dell’infanzia, strani ricordi riaffiorano nella sua mente confusa e, lentamente, Jenna realizza di essere prigioniera di un terribile segreto. Mary E. Pearson ha costruito un’affascinante e credibile visione di un futuro distopico esplorando i territori dell’etica e della sperimentazione scientifica, il potere della biotecnologia e la natura dell’anima, con delicata poesia e intrigante suspence.
Dentro Jenna è un libro scritto principalmente per un pubblico adolescenziale ma sono certa che anche gli adulti ne resteranno affascinati (come è successo a me).
Cosa sorprendente è che non si parla di creature fantastiche e non fa parte di alcuna serie (anche se l’autrice ha scritto un sequel).
La storia è raccontata dalla stessa Jenna, per cui il lettore viene messo a conoscenza dei pensieri e delle sensazioni della protagonista, coinvolgendolo ancora di più nella vicenda. L’autrice è riuscita a rendere bene il disorientamento e l’impotenza di Jenna. Davvero ben caratterizzata ma è impensabile riuscire a immedesimarsi nella situazione che sta vivendo.
E’ ambientata in California in un futuro che ha dell’incredibile e non è da escludere che possa verificarsi anche se trovo la visione davvero terrificante.
E’ un libro ben scritto, lineare e con un buon ritmo (particolare l’uso delle definizioni da dizionario), giusta dose di colpi di scena più o meno prevedibili e capace di far riflettere sulla vita, sulla morte, sul concetto d’identità, su fino a che punto un genitore può arrivare per salvare il proprio figlio e a che costo, e per finire problematiche mediche (per esempio l’idea di virus sempre più resistenti ai farmaci un tema, quest’ultimo, decisamente attuale).
L’epilogo è quello più stupefacente soprattutto perché se per quasi tutto il romanzo, l’autrice si è mantenuta neutrale, nel finale ha deciso di prendere posizione (avrei voluto sapere in che modo Allys ha accettato la sua nuova condizione).
Non manca il risvolto romantico ma è quasi inesistente e la cosa non mi dispiace particolarmente.
Una lettura che offre uno sguardo su quella che potrebbe essere la società del futuro.