È sera. Un forte vento fa oscillare i rami degli alberi le cui ombre danzano sinistramente sul marciapiede. Cammino a passo lento sulla strada più lunga di tutta Meganvill. Misteriosamente, le stelle disseminate nel cielo scuro brillano più del solito.
È un sabato sera di settembre, frizzante e pieno di vita.
Ho un appuntamento con Lucas.
Nonostante lui abbia diciannove anni e un carattere diverso dal mio, sembriamo fatti per stare insieme. L’ho conosciuto dal signor Tobia, al meganegozio di computer, e una parola dopo l’altra ci siamo accorti di avere molto in comune. Lucas è appassionato di tecnologia proprio come me.
Intanto, un forte colpo di clacson mi fa sobbalzare. A Meganvill gli automobilisti vanno sempre di fretta.
Lucas abita solo a pochi isolati di distanza, in pochi minuti raggiungerò la destinazione.
Dobbiamo recarci al Delirio: una discoteca esclusiva. Ho sentito che anche Tania ci sarà. Tenterò di riavvicinarmi a lei e se tutto andrà bene le chiederò del ballo.
Svolto in un vialetto buio. I fari di un’auto mi abbagliano e gli occhi mi cadono nell’orologio che ho al polso. Sono un po’ in anticipo, così estraggo di tasca il nuovo telefonino, per osservarlo meglio. Non vedo l’ora di mostrarlo a qualcuno. A dire il vero, è stato Lucas a consigliarmi di visitare quell’angusto negozio del vecchio commerciante Velchiorre. Aveva detto che da lui avrei trovato qualcosa di interessante, come oggetti elettronici, magici e ultramoderni. Quando misi piede in quella topaia, la prima cosa strana che notai fu proprio quel tipo… Mi vengono i brividi solo a pensarci. Viso aquilino, fronte raggrinzita e l’orbita destra vuota, senza occhio. Repellente! Camminava curvo e a passo strascicato. Il suo modo di parlare era tenebroso e incuteva timore come il mantello nero e il cappello a cilindro che indossava.
Non ci crederete, ma il vecchio negoziante mi aveva assicurato che Jumper, il cellulare magico che avevo appena acquistato, possedeva poteri prodigiosi. Grande quanto un pacchetto di sigarette, tutto cromato e strapieno di pulsanti bianchi, Jumper, era in grado di far apparire ologrammi, rispondere con il dialogo automatico e addirittura, cosa alquanto impossibile, mandando un sms a qualcuno con la scritta “Voglio essere te” era capace di farti trasferire nel corpo di chi riceveva il messaggio. Pazzesco, se fosse tutto vero.
“La tua mente si ritroverà nel corpo di un’altra persona” così aveva detto Velchiorre, prima di salutarmi.
Ma vi rendete conto? Beh, io non credo alla magia. E se fosse tutta una menzogna non sarebbe comunque un problema; avevo pagato davvero pochi spiccioli l’oggetto in questione. Valeva la pena testare la veridicità dei poteri di Jumper. Avevo appena studiato il libretto delle istruzioni e non vedevo l’ora di fare le prove con Lucas.
Mentre studio il cellulare nuovo di zecca, sogno di trasferirmi nel corpo di mio fratello Silvio. Lui è muscoloso, bello e guida una macchina sportiva. Non sarebbe niente male essere lui per qualche giorno, rimugino.
Nel frattempo giungo ai piedi di un palazzo moderno a dieci piani. Le facciate esterne sono dipinte di un grigio sbiadito e le ringhiere dei lunghi balconi sono neri come la pece. Noto che l’imponente portone in vetro è aperto. Entro e abbasso gli occhi al pavimento di marmo lucidissimo.
“Lucas vive in un bel contesto” esclamo.
Evito l’ascensore e saltello fino al primo piano, poi pigio il campanello. Un uomo sulla cinquantina e calvo come un’anguria apre la porta.
“Mi chiamo Matteo, Lucas è in casa?”
“No!” risponde lui. “Sono Giacomo, il padre. Lucas sarà qui a momenti. Vieni, entra. Lo aspetterai dentro”.
Il signor Giacomo mi fa accomodare frettolosamente in cucina. Prende un piatto di biscotti al cacao e mi dice di attenderlo lì perché ha del lavoro da sbrigare in ufficio. Si congeda cordialmente e sparisce nel lungo corridoio. È un architetto.
L’appartamento si presenta grande, ben curato, silenzioso e arredato con mobili moderni.
Non ho fame e dopo cinque minuti di attesa mi spazientisco e decido di visitare la camera di Lucas. Solo una sbirciatina, prometto a me stesso. Sono curioso. Deve per forza esserci qualcosa di interessante. Voi non lo conoscete Lucas. È un tipo carismatico, ha capelli biondi, lunghi, e due occhi verdi brillanti che ti leggono l’anima. Possiede un sorriso avvolgente e l’espressione del volto luminosa. Spesso ho come l’impressione che il suo corpo emani luce. Insomma, piace. Piace a tutti. Guida una moto da urlo e le ragazze gli sorridono sempre. Il suo modo di parlare è calmo e deciso. Direi che non ha paura di nulla e di nessuno.
Così, preso dalla curiosità, in punta di piedi, imbocco il corridoio fiocamente illuminato e senza fare rumore apro una porta color noce e poi un’altra, fin quando non mi ritrovo dentro la camera di Lucas. Come suppongo, scopro cose interessanti e alcune davvero sconvolgenti…
Le pareti della stanza sono bianche e spoglie di quadri. L’armadio, i comodini e la scrivania di un bianco lucido. Sarà il suo colore preferito, concludo. Ci sono tipi di cristalli ovunque che donano colore e freschezza all’ambiente.
Lancio un’occhiata sul letto e una piccola luce verde e lampeggiante calamita la mia attenzione. Mi accosto al copriletto, bianco anche quello, e raccolgo un oggettino grigio luccicante, molto simile a un portachiavi. Lo studio attentamente, ma non riesco a capire di cosa si tratti. Quando premo il pulsante luminoso di quell’oggetto, una parete che poco prima era bianca e spoglia, si trasforma in un monitor gigante pieno di scritte, figure incomprensibili e tasti virtuali, come un computer ultramoderno.
“Tecnologico!” esclamo sorpreso.
Mi avvicino subito a quello schermo anomalo e poggio il palmo della mano in un punto a caso, sento un clic e improvvisamente parte un filmato multidimensionale. Davanti ai miei occhi appare un essere alieno dal corpo argentato e due teste, una da donna e l’altra da uomo. Somiglia a un umano, ma è più alto, con braccia lunghe, avvolto da luce colorata e vibrante: i colori dell’arcobaleno.
“Ciao Lucas” dice la creatura con voce metallica.
“Lucas?” mormoro, strabuzzando gli occhi.
“Ciao Quantik” dice un’altra voce. Somiglia a quella del mio amico, però lui non si vede nel filmato. Dall’ora e la data indicata sullo schermo, capisco che forse si tratta della registrazione di una conversazione avvenuta poche ore prima, e forse, si tratta di un contatto con un altro pianeta. È solo un ipotesi azzardata e assurda.
Lucas comunica con gli alieni? Mi chiedo. Sarà tutto finto, una sorta di gioco virtuale, deduco inizialmente. Deve essere per forza così, ma poi mi ricredo.
“Allora lo hai trovato il Guerriero Luminoso? È quel Matteo che dicevi oppure no? Non abbiamo più tempo. La battaglia finale contro quel maledetto Scurion sta per scatenarsi” dice la creatura a due teste in tono preoccupato.
“Non lo so ancora” risponde Lucas. “Matteo corrisponde all’identikit alla perfezione, ma stranamente è un codardo. Come può mai salvare i tredici mondi compresa la terra uno che ha paura di se stesso?”
Pensoso, Quantik porta una mano al mento lungo e appuntito. “Hai pensato a un piano?”
“Sì!” afferma Lucas. “Ne ho ideato uno duro e pericoloso per fargli conoscere la sua ombra e liberare il potere. Se facciamo un buco nell’acqua, e non è lui l’eroe che cerchiamo, c’è il rischio che Matteo possa morire. Io sono convinto che deve ancora capire chi è veramente e connettersi con il suo vero essere. Se Matteo Fugiotti è il Guerriero Luminoso, lo scoprirò presto!”
“Devi sbrigarti! Se lo scovano prima i nemici, l’intero universo sarà devastato dall’odio e dal male. Pare che alcuni feroci Acodroidi siano sulle vostre tracce e su quelle del futuro eroe. Fate molta attenzione, quelle bestie sono spietate. Sono certo che vi troveranno e tenteranno di uccidere Matteo. Un’ultima cosa, non dire niente sui veri genitori del guerriero, quella verità potrebbe sconvolgerlo”. Detto questo, l’immagine di Quantik sparisce, il film è terminato.
Sono frastornato e spaventato. Mille domande terrificanti mi turbinano in testa. Chi è questo Quantik? E da dove viene? Posso fidarmi di Lucas? Tutta la storia dei tredici mondi e del guerriero è uno scherzo?
Mi gira la testa e avverto un mix di pensieri esplosivi che fluttuano nel cervello.
In quel momento sento un rumore di passi provenire dal corridoio, sussulto e istintivamente pigio il pulsante verde lampeggiante di quella specie di telecomando cromato. In un battito di ciglio nella stanza tutto torna alla normalità.
Esco velocemente dalla camera di Lucas e striscio verso la porta d’ingresso. Non vedo nessuno, così sguscio fuori per le scale. Ancora scombussolato mi lancio in una corsa frenetica verso casa. Quello che ho sentito non mi è piaciuto per niente, anzi mi ha spaventato a morte. Cosa centro io con un guerriero? Non sono quello che stanno cercando!
A metà percorso, quando ormai marcio a ritmo normale, e la città si è trasformata in un albero di natale illuminato nell’oscurità, sento il rombo di un motore alle mie spalle. Una moto si accosta al marciapiede. Sorridente, Lucas si sfila il casco bianco lucido e dice: “Scusa per il ritardo amico”.
Amico? penso. Tu non sei mio amico, mi vuoi uccidere!
Lo affronto subito. La voglia di chiedere spiegazioni su tutto ciò che ho visto e ascoltato poco prima prevale dentro di me.
“Lucas dobbiamo parlare” dico in tono deciso.
“Lo farai in discoteca. Adesso monta, svelto!” replica con voce ancora più autoritaria della mia. Incalza il casco e fa rombare la moto con prepotenza.
Non mi fido più di lui, per niente, ma lo assecondo perché il video sospetto potrebbe essere solo uno stupido gioco e non voglio perdere l’opportunità di incontrare Tania.
Lucas però deve spiegarmi un bel po’ di cose… e deve farlo questa sera.
Stupendo questo racconto.Faccio i miei complimenti all’autore. E’ricco di fantasia e suspence…
Voglio lasciare il mio commento perche’ questo racconto mi e’ piaciuto parecchio!!!!!!Bravo l’autore!!!!!!!
Un racconto ricco di fantasia e creatività. Bravo!!
Questo racconto mi ha coinvolto molto. Tutti abbiamo delle paure nascoste ma basta credere in noi stessi per far uscire tutto il nostro coraggio e farci affrontare anche quelle situazioni che ci sembrano davvero difficili, impossibili da superare. Mi è piaciuto moltissimo perchè oltre ad essere pieno di significato è anche ricco di suspence, di creature fantastiche e di momenti emozionanti. Bravissimo l’autore.Complimenti.