IL GUERRIERO DELLA LUCE di Alessio Scalia – Secondo Livello Adulti. Corso di Scrittura Online

Lentamente apro gli occhi e una luce bianca mi abbaglia. Mi trovo in un’ampia stanza con una fila di letti squallidi, sotto le lenzuola persone anziane dall’aria malata e il viso spento. Puzza di alcol e medicinale aleggia nell’aria. Dove sono? In ospedale? Poi ricordo.
Ero stato trasportato al pronto soccorso da uno sconosciuto, quando seduto su di una panchina al parco di Meganvill, e in preda alla disperazione, avevo accusato un fortissimo dolore al torace.
Sollevo appena la testa dal morbido cuscino per osservare le mie mani… rugose. Rabbrividisco. Accarezzo la pelle del viso… penzolante e raggrinzita. Al posto dei capelli solo quattro peli e tra la lingua avverto la presenza di un dente, o forse due. Ci vedo solo da un occhio. Respiro affannato, mi sento fiacco e tossisco praticamente ogni trenta secondi. Voglio saltare fuori da quell’orribile corpo, proprio come fanno i fantasmi nei film.
Sono vecchio! E lo sono diventato in un attimo.
“Allora non è solo un brutto sogno!” mi dico. Sento scorrere il terrore nel sangue, come fosse un veleno mortale.
Un malato di ottant’anni! Non ho nulla contro gli anziani, il punto è che quella sagoma consumata non mi appartiene. È difficile da spiegare. La mia anima è trasmigrata in un altro corpo. Com’è possibile? Ero un giovane di tredici anni e vivevo una vita da adolescente. Tutto questo prima che mi capitasse tra le mani il cellulare maledetto che mi era stato venduto da Anirub Velchiorre, l’anziano commerciante che possiede un negozio angusto al centro di Meganvill. E adesso non so come, la mia mente si trova imprigionata nel suo corpo decrepito. Sono diventato lui. Ho un anima giovane, una breve esperienza di vita, ma sono vecchio. E Velchiorre invece, si trova al mio posto, nel mio corpo e con molti anni da vivere. C’è stato uno scambio e chi ha avuto la peggio? Io, naturalmente!
Velchiorre mi ha rubato la giovinezza e a quanto pare non ha nessuna intenzione di restituirmela.
Nel bagno della discoteca ho tentato di mettere in moto la magia di Jumper. Adesso avrei dovuto essere mio fratello Silvio… qualcosa è andata storta… Non dovevo fidarmi di Velchiorre.
A chi posso raccontarlo? Mi crederanno?
Avevo già tentato di parlare con i miei genitori, di spiegargli che chi era nelle vesti di Matteo Fugiotti, suo figlio, in realtà era un impostore.
“Mamma, almeno tu devi credermi! Sono io, Matteo! Non mi riconosci?!” avevo implorato con voce tremolante.
Per un attimo i suoi occhi avevano scintillato, tradendo esitazione. L’intuito delle mamme. Ma poi si era ritratta, con una punta di diffidenza dipinta sul viso.
Immaginate un vecchietto dall’aspetto inquietante che si presenta alla porta di due sconosciuti di mezza età e sostiene di essere lui il suo vero figlio? Un’idiozia!
Per poco mio padre non mi scaraventò giù dalle scale. Fui sbattuto fuori. Non è bello essere cacciato dai propri genitori. Pensarono che fossi un ubriacone o un malato di mente. Perdere il loro appoggio e restare senza casa e senza famiglia fu un duro colpo.
Mi sento un cucciolo abbandonato al suo destino. A nessuno importa di te, nemmeno se muori.
Ho pensato anche ad altre soluzioni. Per esempio raccontare tutto alla polizia, ma mi prenderebbero per pazzo e finirei rinchiuso in manicomio, quindi era da escludere.
Preso dallo sconforto, dopo essere rimasto solo come un senzatetto, o addirittura peggio, perché almeno loro di solito hanno la compagnia di un cane. Girovagavo a zonzo, senza una meta. Mi sfiorò l’idea di lasciarmi morire, di abbandonarmi su una panchina, poi, all’improvviso, una visione aveva acceso dentro me un barlume di speranza. Incontrai Tania, la ragazza di cui ero innamorato. Stava passeggiando insieme a Tony. O forse era Tony che la seguiva come un cagnolino bavoso. Per colpa sua adesso mi trovavo in quelle condizioni.
Avrei dovuto invitare al ballo Tania, mi sarebbe bastato un altro minuto. Lo strozzerei quel Tony, pensai stringendo i pugni.
Fui colto dalla tentazione di rivelarle di essere Matteo, di essere il ragazzo che la sogna tutte le notti.
Vederla con lui mi fece evaporare una rabbia indescrivibile. Fumavo come una locomotiva.
Lei mi notò.
Forse sa chi sono, pensai.
“Venga nonnino. L’aiuto ad attraversare la strada” disse invece Tania, ignara di chi si nascondeva sotto quel viso raggrinzito e senza un occhio.
Lei mi prese per mano con gentilezza, come fossi un vecchietto bisognoso. In effetti lo ero. Non trovai il coraggio di dirle nulla. Tania mi lasciò al sicuro sulla banchina per tornare da Tony. Nelle condizioni pietose in cui mi trovavo, capii che non sarei mai potuto andare al ballo di fine anno insieme a lei e che al posto di diventare il suo fidanzato, al limite, potevo fargli da nonno. Tra me e lei c’erano settant’anni circa di differenza. Questo pensiero mi spezzò il cuore già debole per conto suo. A quel punto mi accasciai a terra e un uomo mi prestò soccorso, trasportandomi in ospedale…
Ripensando a tutto ciò, chiuso tra i muri della stanza tetra di quell’ospedale, verso un po’ d’acqua in un bicchiere riposto sul comodino e ne bevo un sorso, noto tristemente che la mia mano trema per lo sforzo. Intanto, una figura in camice bianco fa il suo ingresso, seguita da un’infermiera dal corpo tondo e il sorriso smagliante.
In quel momento la rabbia mi infiamma come combustibile.
“Sono stato ingannato! Quel bastardo di Velchiorre mi ha rubato la vita, la giovinezza”. Non riesco a darmi pace. Inghiotto amaro. Non è giusto. Perché Velchiorre ha scelto me? Perché mi è toccata una sorte così orribile?
Invecchiare in quel modo… da tredici a ottant’anni in un secondo, inconcepibile, atroce.
Il Dottore si accosta al letto. È giovane. Ha capelli scuri arruffati e la montatura tonda poggiata sulla punta del naso. In mano regge una cartella clinica, la scruta con attenzione e mentre legge, la sua espressione si fa sempre più buia. Infine solleva appena la testa, scrutandomi con due occhietti piccoli e neri. “Buonasera” saluta cordialmente. “Come si chiama?”
“Matteo Fugiotti” mormoro. Ma mi rendo conto di aver detto una mezza bugia. Esteriormente non sono più io. Persino la voce è rauca e soffocata. Quindi a malincuore mi correggo. “Anirub Velchiorre. Mi chiamo Anirub Velchiorre”.
“Ha qualche parente con cui possa parlare?” domanda ancora.
“Sì mia mam… no! No! Sono solo” dico infine.
Il Dottore sospira e diventa ancora più cupo. “Per quanto difficile, cercherò di essere diretto. Lei ha un tumore ai polmoni! Credo che gli resti solo una settimana di vita… forse qualche giorno. Le consiglio di buttar via le sigarette se non vuole abbreviare i tempi”.
Mi gela il sangue nelle vene e reprimo un conato di vomito. Ho meno tempo di quanto immaginassi. Vengo assalito dal terrore di morire. Di sparire. Di diventare nulla, polvere. E la mia famiglia non può darmi il conforto di cui ho bisogno in questo momento così tragico.
Ho perso la giovinezza, i genitori, i miei fratelli, Tania, ed ora sto per perdere la vita. I mali peggiori che possono colpire e distruggere una persona mi sono piovuti addosso nel giro di poche ore.
Dopo aver trascorso una notte insonne, di pianti e rimpianti, buttato sul quel letto come un peso morto… decido di reagire. Sono sempre scappato dalle situazioni che mi mettevano paura. Basta!
Devo affrontare Anirub Velchiorre e riprendermi ciò di cui mi ha privato: l’esistenza. In quell’attimo noto un’ombra sul letto. Rimango folgorato. Ho l’impressione che la mia ombra abbia un viso sorridente. Davvero strano. Ma capisco che nel mio vero essere è emerso un nuovo valore: il coraggio.
È l’alba. Mi alzo dal letto. Tremante. Barcollante. Con un obiettivo in testa: trovare quell’impostore e fargliela pagare.

4 pensieri su “IL GUERRIERO DELLA LUCE di Alessio Scalia – Secondo Livello Adulti. Corso di Scrittura Online

  1. Questo racconto mi ha coinvolto molto. Tutti abbiamo delle paure nascoste ma basta credere in noi stessi per far uscire tutto il nostro coraggio e farci affrontare anche quelle situazioni che ci sembrano davvero difficili, impossibili da superare. Mi è piaciuto moltissimo perchè oltre ad essere pieno di significato è anche ricco di suspence, di creature fantastiche e di momenti emozionanti. Bravissimo l’autore.Complimenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Codice di sicurezza CAPTCHA * Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.