Chi è Anita Book?
Anita Book è una ragazza di ventidue anni che ama la vita, il mondo, la sua famiglia, se stessa, gli altri, Dio e l’amore. Vive in Puglia, ha preso la patente ma odia guidare, non resiste alla cioccolata e alla dolcezza in generale, si inietta dosi abbondanti di musica nelle vene e, cosa più importante, di professione fa la Sognatrice. Uno spasso di mestiere!
Cosa si nasconde dietro questo nome?
Una marea di libri! Troppi e non ancora abbastanza. No, a parte gli scherzi, non si nasconde nessuno. Sono io, sempre e ovunque. Semplice, spontanea, solare, desiderosa di stringere mani amiche e di restaurare un po’ di bellezza nel mondo e nei cuori. Solo che dovete aiutarmi anche voi!
Che rapporto hai con i libri, con la magia della lettura e con la passione della scrittura?
Sono un caso grave, lo ammetto. Dipendenza al cento per cento. Assuefazione di quelle devastanti, comprese allucinazioni e doppia personalità. Oddio, suona inquietante. Mi sto facendo paura da sola. Però è la verità, non la si può descrivere altrimenti. E manca ancora di precisione, sfiora appena la realtà, ne crea un’immagine velata. I libri sono i miei amanti. Leggerli è estasi, conforto, abbraccio, carezze, sentimento. Non metaforico, molto più vivo e corporeo di quello che si può ricevere nel quotidiano. Sono innamorata pazza delle loro pagine eleganti, delle loro parole a inchiostro nero, rotonde o spigolose, delle copertine che proteggono, che vestono. Mai si consumano eppure i miei occhi divorano la carta, vogliono mangiarne il cuore. I libri sono le mie risposte, i pezzi di me, come gli Horcrux di Voldemort. Se li distruggi, in qualche parte muoio anch’io. Con la scrittura è addirittura peggio. Sì, bé, scrivo perché se non lo facessi mi mancherebbe ossigeno. Scrivo per urgenza, necessità di svuotarmi, di raccontare le cose che vedo e che sento. Scrivo perché le parole giocano a nascondino nella mia testa e io sono sempre quella che conta. Devo trovarle tutte, prima che segnino. Devo riassemblarle, decodificarle, pettinarle come si fa con le bambole. Scrivo perché sogno, mille realtà bellissime alla volta, mille scenari e palcoscenici, e desidero aprire al pubblico le mie commedie e le mie tragedie. Scrivo perché sono malata di scrittura e non cerco una cura.
Come lettrice ti conoscono in molti,sei una vera web-celebrity, ma non tutti sanno che sei anche scrittrice. Da poco è uscito il tuo primo romanzo: E’ tutta colpa del prof.
Ti va di parlarcene? Da quali suggestioni, idee, esperienze, ha preso vita?
“Tutta Colpa del Prof.” è nato per gioco. Una ragazzina impertinente viene a interrompere la mia quiete domestica e incomincia a perseguitarmi. Non ho avuto scelta, dovevo assecondarla. Sarah, la giovane protagonista, aveva una storia da raccontarmi e io mi sono messa ad ascoltarla. Che dire? Un’esperienza che non augurerei a nessuno. Ahahah. No, stavo scherzando. In realtà, è stato un viaggio vertiginoso e divertente, fresco e gioioso, ironico all’ennesima potenza e… sì, un pochino commovente. Quando concludevo un capitolo, lo rileggevo e mi saliva l’angoscia. Tutte le parolacce, le sfrontatezze e i pensieri maliziosi. Volevo fare a modo mio, ma se ci provavo rimanevo senza stimoli. La mia storia si raffreddava fino a diventare un blocco di ghiaccio. Perciò, ho deciso di fidarmi di Sarah e di non alterare nulla del suo carattere. Non vi sono intenti pedagogici o contenuti profondi. Si respira spensieratezza, gioventù e genuinità. Questa storia deve sapervi regalare sorrisi, solo questo.
Che rapporto hai instaurato con i personaggi a cui hai dato voce, forma e colore?
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior. Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma sento che ciò accade, e ne sono tormentato. Ecco, riassume bene il concetto. Grazie, Catullo, per il piccolo prestito.
Cosa hai provato quando hai avuto fra le mani la tua creatura?
Non si può spiegare. Sono emozioni talmente forti, talmente intime che restano segrete. Inafferrabili. Piangi e ridi, salti e rotoli, ti batte il cuore che quasi ci lasci le penne, ti senti impazzire. Ma non è tanto l’insieme di pagine o il tuo nome. La vera gioia la si prova perché potrai donarti agli altri, attraverso la tua storia. Qualcosa resterà ancora da raccontare…
Quali consigli ti senti di dare ai giovani scrittori esordienti come te?
Se volete fare sul serio, cari ragazzi, allora vi consiglio di salirci su quel treno. Non domandatevi quanto tempo resterete lontani da casa, non chiedetevi quando arriverete a destinazione. Godetevi il viaggio, custodite questo enorme privilegio. Sentitevi liberi di spiccare il volo, tenendo sempre lo sguardo fisso in direzione dei vostri porti sicuri.
Attualmente a cosa stai lavorando? possiamo leggere altro di tuo?
Ho già un paio di romanzi ultimati che ora sono in fase revisione. In corso, invece, ho due “originali” su EFP, il più grande portale di fanfiction italiano. Sai, a volte penso che si dovrebbe essere come la Dea Kali. Tante braccia, tante mani. Per tutte le idee che sforna la nostra immaginazione. Comunque, la prossima storia su cui punterò si intitola “Daun” e tratta di una tematica piuttosto delicata. Non aggiungo altro, però, e incrocio le dita…
GRAZIE ANITA!!!!