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Tre anni a Nova City volarono veloci. Mille cose da fare e tante le novità per chi come noi proveniva da un villaggio di capanne sperduto in Asia nell’estremo sud dell’India. Ridevamo per un nonnulla, trascorrendo le serate dopo il lavoro al cinema, a passeggio per la città, e trastullandoci nel guardare la nostra bambina crescere nella spensieratezza.
Vivevamo un sogno.
Masuri mi amava e cercava in tutti i modi di dimostrarmelo: aiutata da Nhavita che pasticciava le dita nell’impasto, mi preparava i barfi, dolcini al latte di pistacchio già di primo mattino, e mi scrutava mentre li mangiavo perché a ogni boccone le dessi un bacio; poi mi nascondeva nella tasca della giacca un biglietto, sempre identico, che leggevo seduto in metropolitana nel tragitto per il mobilificio. “Torna presto da noi! Ti aspettiamo”. Diceva. E quelle parole mi emozionavano a tal punto da ripeterle come un mantra nella strada del ritorno.
Era bello tornare da loro e sapere che mi aspettavano.
A volte a Masuri mancava la sua famiglia d’origine. Del resto Nasir Sharat, il padre, fattore nelle piantagioni di tè di Guajatora, il villaggio di cui erano nativi, adorava la sua seconda figlia, di gran lunga più bella e istruita della prima.
Difatti se avevo sposato Masuri, la mia promessa sposa, quando già da un pezzo aveva compiuto diciassette anni, un’età avanzata per le consuetudini previste nelle nostre terre dove al massimo si contrae matrimonio a quattordici anni, era dovuto proprio alla poco avvenente sorella Lavida, maggiore di tre anni.
Soltanto dopo le sue nozze con Kolpir, un uomo prepotente, vedovo, che pareva avesse ucciso la sua prima moglie colpevole di averlo disonorato guardando altri uomini, anche Masuri poté finalmente sposarsi.
Per legge ogni figlia aspetta il proprio turno. E così era stato.
Nasir Sharat e mio padre appartenendo ambedue alla medesima casta, quella degli Vaìsya, che difatti comprende agricoltori, artigiani e mercanti, poterono combinare il nostro matrimonio. Almeno in quel caso Severius ebbe buon gusto.
E il padre di Masuri, una persona buona e gentile, la condusse nella nostra capanna a Tabù Nari, per farmela conoscere lo stesso giorno in cui ci portò la sua dote, due carretti colmi di doni avvolti in stoffe pregiate. Era un’antica usanza per ingraziarsi le benevolenze della famiglia dello sposo e il valore della dote doveva corrispondere a quello della futura sposa.
Fu allora che il signor Sharat, mio suocero ci lasciò fare una passeggiata per la foresta, eravamo due estranei che si sarebbero sposati solo dopo sei mesi, seguendo scrupolosamente gli usi del villaggio.
Di frequente rievocavamo quel nostro primo incontro, scherzandoci su, imbarazzandoci ancora allo stesso modo di allora.
Nonostante avessi ventisei anni, quando mi fu concesso di restare da solo con Masuri, il rossore mi salì alle guance. Era bellissima. Ma splendida lo era rimasta anche dopo quattro anni di matrimonio e credo che lo sarebbe stata anche quando la gioventù l’avrebbe abbandonata, perché il suo splendore proveniva da dentro.
Aveva i capelli neri, lunghi odorosi di bocciolo, un gioiello rosso rubino tra le sopracciglia, la bocca carnosa, gli zigomi alti, e due occhi scuri penetranti. Era una dea. Per questo non resistetti e sotto l’ombra del sandalo le rubai un bacio. Lei ne ebbe paura, e di contro, strinse un pugno che accompagnato dal tintinnio dei numerosi bracciali che le ornavano il polso, aveva tutta l’aria di volermi scagliare addosso.
Mi raccontò che aveva avuto paura, pensava fossi prepotente e che una volta sposati mi sarei comportato come Kolpir, il marito di Lavida che la picchiava e la costringeva al silenzio. Mi sentii male per quello che avevo fatto, anche se Masuri aveva ricambiato il bacio lasciandosi andare alla danza sconosciuta.
Trascorsero sei mesi, i peggiori della mia vita, prima del matrimonio. Temevo che Masuri mi odiasse. Insieme compimmo i sette passi attorno al fuoco sacro e ad ogni passo ci scambiammo promesse d’amore e di rispetto reciproco al cospetto del villaggio. Ma quando, riposto il fuoco sacro in un braciere, ci rintanammo nella nostra capanna, Masuri si strinse nel prezioso sari mostrandomi le sue mani arricchite da delicati disegni all’henna, e non mi degnò di uno sguardo.
A quel punto piansi. Volevo l’amore di mia moglie con tutte le mie forze.
Fu soltanto allora che Masuri capì quant’ero diverso da Kolpir, il marito che la sorella Lavida aveva dovuto sposare, si avvicinò a me e mi donò una carezza.
Un gesto semplice che però mi trasmise tanta speranza.
Ci piaceva ripercorrere la storia del nostro amore nato timidamente, i germogli che avevamo seminato erano cresciuti forti ed erano fioriti con la nascita di Nhavita.
Ci amavamo. E ridevamo all’idea d’invecchiare. Ma affrontare la vita in due, anzi in tre non faceva per niente paura.
Come ogni mattina anche quel giorno Masuri nascose nella mia giacca un biglietto. Lo lessi in metropolitana e stavolta il messaggio era diverso dal solito. “Ho una sorpresa per te!”. Sorrisi, curioso di sapere di cosa si trattasse. Mia moglie era unica.
Non potevo immaginare che un giorno come tanti, un giovedì qualunque, d’improvviso si trasformò nel mio peggiore incubo.
Un’automobile in folle corsa travolse Masuri ad un incrocio. Lei andava al parco tenendo Nhavita per mano. Ero al lavoro quando m’informarono della disgrazia. Angosciato mi fiondai in ospedale. E come una doccia fredda seppi dai medici che mia moglie non ce l’aveva fatta. Era morta sul colpo nell’impatto, mentre la piccola Nhavita ne era uscita miracolosamente illesa.
Non ebbi la forza di parlare. Il mare si agitava tempestoso nel mio essere, e quel mondo che pian piano avevamo creato insieme, lontano da mio padre, dalle tradizioni secolari del villaggio, crollò di colpo con l’infrangersi delle onde.
Lacrime roventi mi rigarono la faccia. Piangevo senza vergogna come solo un uomo che ama profondamente può fare.
Abbracciai forte la mia piccola, e la strinsi a me. Volevo scusarmi con lei. Non ero stato capace di proteggere la sua mamma, e avevo rischiato pure la sua di vita.
Le sfiorai i lunghi capelli neri quasi indegno di poterlo fare e le carezzai il viso. Mi accorsi solo in quell’attimo che Nhavita possedeva i lineamenti e lo sguardo di sua madre.
Supplicai i medici, con la bambina ancora tra le braccia di farmi rivedere la mia amata Masuri, per un’ultima volta.
I medici col volto sbiancato come il camice che indossavano, e a sguardo basso, mi negarono questa richiesta. Avevano avvolto il suo corpo con delle lenzuola. Dicevano fosse impresentabile a causa delle ferite riportate, perciò lo avevano trasferito direttamente all’obitorio dell’ospedale.
Con la disperazione nel cuore, sentii la voglia di raggiungere Masuri per morire con lei.
Ma avevo promesso di stare accanto a Nhavita e renderla felice.
La mia bambina aveva bisogno di me.
Ora più di prima.
Questo racconto è fantastico ! Ha la capacità di catapultarti nella storia narrata !
Grazie Francesca, sono contenta di sapere che il mio racconto ti sia piaciuto.
Grazie Marco per aver letto il mio racconto! Contenta che ti sia piaciuto.
Bellissimo racconto.Faccio i miei complimenti all’autrice perchè ricco di significato…
Semplicemente …Brava!…Hai toccato un argomento molto forte… e con molta delicatezza riesci a trascinare il lettore…nel racconto_metafora di riflessione…dove l’amore prevale su tutto! Solo chi scrive con il cuore…riesce ad arrivare al cuore di chi legge…trasmettendo emozioni!…Complimenti!
Carissima Tiziana, anche tu sei arrivata al mio cuore con le tue affermazioni. Credere nell’amore anche quando il mondo sembra avercela con noi, anche quando la cattiveria si abbatte come un’onda sulle nostre vite, spazzandole e trascinandole alla deriva. E’ difficile crederci, ma è l’amore il vero e unico sentimento che potrebbe cambiare le cose. Almeno questo è quello che amo pensare. Un bacio e grazie.
Una storia bellissima, che mi ha davvero colpito e commosso. Ha toccato le corde della mia sensibilità e mi ha fatto riflettere. Scritta benissimo, anche. Complimenti!
Carissima Alessandra, sono onorata dei tuoi complimenti, anche perché provengono da una donna che ama scrivere e leggere come me. Questa storia nasce dal periodo di crisi che tutta l’Italia sta attraversando. All’inizio desideravo semplicemente far notare come da un momento all’altro chiunque può perdere tutto: famiglia, amore e persino casa. Quindi a finire in mezzo alla strada, proprio come i “barboni” che certa gente disprezza, ci vuole poco purtroppo. Poi ho inserito degli argomenti che mi stavano a cuore e il mix ha dato vita a ” La capanna sul grattacielo”, un grido di speranza al cambiamento. Un grazie particolare, merita Moony Witcher, che io definisco la mia mamma-maestra, il suo corso ti aiuta a scavare nei meandri più nascosti di te stessa, ti da modo di riflettere e credimi, mi ha dato siringate di fiducia. Ne avevo bisogno. Nel titolo trovi sia la capanna che il grattacielo. La capanna rappresenta la vera casa, i legami affettivi, ma anche le tradizioni, siano esse positive e negative. Il grattacielo è il cambiamento, la libertà, ma anche la modernità, con il suo carico positivo e negativo. La capanna sul grattacielo vuole essere un compromesso, l’invito a non accettare le cose solo perché si è sempre fatto così. A confutare le tradizioni. Grazie ancora Alessandra del tempo che mi hai dedicato.
Un racconto molto bello,una storia intensa che ti avvicina,sin dalle prime righe,a culture molto lontane dalla nostra,ma per certi aspetti fatte della stessa pasta,quando specchi di sentimenti umani,validi universalmente.Paure,risentimenti,spirito di rivalsa,speranza,accettazione incondizionata,amore,amicizia ecc,ecc, sono espressi dall’autrice in maniera formidabile,dal cuore alla penna!Complimenti e al prossimo racconto.
Grazie per il commento cara Denise. Mi fa un immenso piacere che i sentimenti espressi nel racconto ti siano arrivati così pienamente e abbiano toccato il tuo cuore. Io ce l’ho messa tutta. L’aborto selettivo è un argomento purtroppo, che sta prendendo sempre più piede. Quando finirà questa violenza verso le donne? Quando vivremo con amore? Il mio è solo un grido di speranza. A presto Denise, mille grazie.
Una delle cose più belle di questo racconto, è che dopo solo poche righe ho dimenticato di stare leggendo una storia scritta da qualcuno. Mi sono ritrovato immerso nella vita di Rob, il protagonista di Una capanna sul grattacielo, e ho vissuto con lui le sue esperienze e sentito sulla mia pelle le sue emozioni. I miei migliori complimenti a Sonia.
Daniele, averti suscitato simili emozioni mi riempie il cuore di felicità. Ho vissuto diversi mesi con Rob, le sue angoscie erano le mie. E come lui, avevo paura di non rivedere mai più Nhavita. Come vivere un’intera esistenza senza la propria figlia? In effetti Rob non è mai stato un personaggio per me. E adesso, grazie a te Daniele e agli altri lettori, so di averlo reso reale. Mille grazie.
Una produzione di ottimo livello, che testimonia una ricerca attenta dei costumi di una civiltà diversa, utilizzati poi con naturalezza. Un soggetto attuale, trattato con sensibilità femminile nella tessitura e nel dénouement, che dà all’intera narrazione quasi il carattere di una fiaba. Complimenti, amica mia carissima!
Mia cara Raffaella, intanto volevo ringraziarti di aver dato la precedenza alla lettura de “La capanna sul grattacielo” rispetto ai tantissimi impegni di cui giornalmente ti occupi. Noi ci conosciamo da quattro anni, accomunate prima dalla passione per la danza, poi dall’amore per gli animali. Negli ultimi due anni ci siamo ritrovate con un altro punto in comune, l’essere vegetariane, e adesso anche i libri… Sei una donna buona e gentile. Semplicemente grazie. Meraviglioso il tuo commento, spero di meritarlo col tempo. Sonia.
è un racconto improntato su di una storia vera, con radici tradizioni di un umile villaggio, ancora radicato in certe credenze antiche che si tramandano tra padre e figlio. La scrittura è fluida, solida, reale, dà forti immagini e si carica di colori attorno ai quali ruota un piccolo villaggio, con una comunità radicalmente riversata in una vita quotidiana sempre la stessa che non accenna a cambiare man mano che gli anni vanno avanti. Affascina il lettore la visione di certi passaggi familiari, come la maternità di un figlio, ma in questo caso è in arrivo una figlia, e non porta nessuna prosperità in una credenza popolare umile dove i maschi sono ancora visti, fin dalla nascita,prosperità e benessere. Bene, io credo che questo racconto, che ho appena cominciato a leggere, sia destinato ad avere un ottimo successo, ne ha i requisiti. In bocca al lupo, giovane scrittrice. La tua scrittura mi ha incollata al tuo tracconto con notrevole interesse, vorrò leggerlo tutto, x poterne ancora parlare bene. Anna Scarpetta
Anna Scarpetta aspetto con ansia la tua lettura completa del racconto, anche se hai già dipinto un ritratto chiaro e professionale di quella che è la storia di cui narra il racconto. Desideravo sollevare il tanto discusso problema dell’aborto selettivo a scapito delle “femmine”, attraverso però il punto di vista di un uomo. Il protagonista cercherà di dare alla figlia e alla moglie, le sue due donne, un dono prezioso. Forse il più prezioso a cui un essere umano ambisce. La libertà. In tutti i suoi aspetti. Buona lettura Anna, aspetto notizie.
P.S. Grazie per il tempo che mi stai dedicando.
Ciao Sonia,il tuo racconto mi è piaciuto moltissimo e leggerlo è stato emozionante.E’ intriso di amore.Bella la narrazione del rapporto del protagonista con la madre perchè è da quel periodo che scaturiscono in lui l’amore e il rispetto per le donne. Mi è piaciuto molto il tuo stile,con poche parole sei riuscita a dare un profilo chiaro ai tuoi personaggi.Complimenti e spero di leggere presto un altro dei tuoi racconti
Cara Lucia56 dici bene riguardo al rapporto di Rob e sua madre. Lui la adora e soffre maledettamente quando Severius la maltratta. Per lei Rob piange e il suo pianto di uomo, la tenerezza e il rispetto che prova per le donne, rappresenta in qualche modo per la madre la sua rivalsa a quella società. La speranza di un cambiamento. Infinitamente grazie Lucia56.
ciao sonia quello ke pensavo quando ho letto le prime pagine lo confermo a fine racconto, davvero emozionante e commovente! mi è piaciuto molto e lo consiglierei agli amici. davvero brava mi sembrava di essere li e vivere le sensazioni del protagonista! non sono un’esperta, ma amo la buona lettura e i racconti ke ti rendono protagonista, ke sanno emozionare come il tuo!complimenti e auguri x il futuro!di sicuro mi avrai tra i tuoi lettori! un bacio!
Cara Maria, ti ringrazio di cuore. Le tue parole fanno emozionare me. Sono felicissima di averti tra i miei lettori e di averti fatto vivere questa storia da protagonista. Ti abbraccio e… al prossimo racconto!!
Scrivi molto bene e riesci a trasmettere efficacemente le immagini. Il racconto è sicuramente emozionante e drammaticamente vero. Mi ha colpito il tuo stile, fatto di brevi periodi… scrivi sempre così oppure è stata una scelta legata al particolare racconto?
Caro Roberto, intanto ti ringrazio di aver letto il racconto. So che scrivi libri e il tuo parere è per me motivo di gioia. Non ho ancora un mio stile, sto imparando e prendendo coscienza di me e delle mie potenzialità. Questo grazie al corso di Moony Witcher che mi sta permettendo di crescere e di lasciarmi andare al mio mondo interno. Le frasi brevi sono comunque legate al racconto, sono state una scelta piuttosto spontanea. Sai quello che mi ha più colpito è una frase che mi hai detto su FB: sei entrato nella storia non da spettatore ma da protagonista. Non sai quanto ci speravo. Roberto grazie di avermi dedicato del tempo, la tua opinione è per me preziosissima. Un grande abbraccio anche se non ci conosciamo.
Un racconto ben articolato e sapientemente costruito, ricco di colpi di scena e tenero nel suo insieme. Fervido esperimento narrativo di coscienze ricollegate, personaggi accuratamente dosati e situazioni ben calibrate. Bellissimo il finale con la riunione della famiglia e il colpo di scena di Mauri ancora in vita. Uno di quegli atti narrativi che divengono da idea forma narrativa e da forma narrativa letteratura; un immenso augurio all’autrice e ancora complimenti!
Cordialmente
Gianni
Grazie di cuore Gianni. Le tue spiegazioni tecniche mi lusingano. Ho ancora tantissimo da imparare e c’è la sto mettendo tutta. Ma la mia priorità maggiore è quella di trasmettere i sentimenti che pervadono il mio cuore attraverso i miei personaggi. Farli diventare vivi e farli vivere di vita propria. Accetto con immenso piacere i tuoi auguri e spero vorrai in futuro leggere qualcos’altro di mio. Mille, mille grazie.
Sa come emozionare Sonia…questa tua “creatura” è degna di un’attenta riflessione. Mi sono soffermata su questa frase”Contrariato, mio padre lo chiamava spreco di tempo e denaro. Io ripensandoci, lo chiamo amore.”L’amore ha tanti misteri ed è come un gioiello prezioso formato da mille pietre brillanti la cui lucentezza si mescola e si amalgama…Per amore l’essere umano attiva una grande quantità di energia, combatte, si sottopone a prove, corre dei rischi, supera le difficoltà più terribili, smuove le montagne, attraversa gli oceani e cambia le regole del gioco!”È Maschio o femmina? “E’ semplicemente “VITA”..da scoprire,da sperare,da amare!!! Complimenti all’autrice…l’inchiostro di cui si è servita profuma ancora di “cuore”!!!
Carissima Giada è meravigliosa la tua descrizione dell’amore. Mi ci ritrovo in pieno. Speravo di avere tra i lettori del mio racconto persone dolci e sensibili come te. Credo nell’amore, nella sua forza e in ciò che può scaturire da esso. Grazie Giada.
Questo racconto mi ha entusiasmato veramente tanto…..complimenti all’autrice !!!!!!!
Patrizia sono felice di aver toccato il tuo cuore ed essere riuscita a trasmettere dei sentimenti veri. Grazie per averlo letto.
Mi è piaciuto molto : bello ed emozionante !
Un racconto a lieto fine con la speranza di un futuro migliore. …ma che ci ricorda una tragica regola che negli ultimi anni (con l’aborto selettivo ) ha eliminato dieci milioni di bambine e altre semplicemente sono “scomparse” soppresse o vendute.
Alcuni passi molto significativi di questo racconto :
Fino a quando potei ricevere le carezze di mia madre, mantenni il cuore leggero e gli occhi sognanti di un bambino. Le sue attenzioni furono la mia gioia.
Per me le donne sono la ricchezza di una casa, la parte bella di una giornata. Un bene per l’intera comunità, non un male di cui disfarsi come pensa mio padre e gli altri uomini del villaggio. Senza le donne come possiamo costruire una famiglia? Ci infondono il coraggio per affrontare i problemi e ci spingono a credere nei sogni.
«Farai grandi cose, figlio mio» mi ripeteva difatti mia madre mentre distribuivamo insieme i piccoli animali in legno che intagliavo per i bambini più poveri. Lei amava quei sorrisi ingenui, e io amavo la luce brillante dei suoi occhi. Contrariato, mio padre lo chiamava spreco di tempo e denaro. Io ripensandoci, lo chiamo amore.
Si piegò e da terra prese un uccello di carta rosso: il nostro aquilone. Lo porse a Nhavita sorridendole. Sollevò il viso e mi lanciò un’occhiata di tenerezza, non gliel’avevo mai vista un’espressione del genere, li vidi rincorrersi sotto lo sguardo del villaggio.
Vidi il futuro.
È Maschio o femmina? Sorrido.
Chi lo sa e cosa importa.
Un’altra vita. Da amare.
Cara Maria, il tuo commento mi ha molto emozionata. Si vede che sei sensibile all’argomento proprio come me. Il fatto di citare alcune frasi del racconto che ti hanno colpito mi ha fatto sorridere, grazie mille. Tengo molto a questa storia e per rispondere anche a Sebastiano85, penso che un singolo uomo può cambiare le cose e essere la molla d’esempio anche per gli altri.
Bellissimo…mi ha emozionato tantissimo…l’amore il vero amore ci fa andare avanti nonostante tutto…:) complimenti all’autrice…
Grazie Alessandra per i complimenti, felice di averti emozionato con la mia storia. L’amore è la forza che può superare qualsiasi barriera…
Di solito non leggo questo genere di racconti ma stavolta non mi è dispiaciuto. Mi ha trascinato l’amore del padre per la figlia al punto da sacrificare la sua vita e il voler cambiare le cose, provare a cambiare delle regole antiche.
Questo racconto mi è piaciuto tantissimo.E’ molto significativo. Una creatura che nasce è una gioia immensa e non conta se sia di sesso maschile o femminile. E’ un bellissimo racconto che mi ha colpito tantissimo. Mi è sembrato di vivere ogni momento della vita del protagonista principale, insieme alle sue emozioni, gioie, dolori, speranze e attimi di sconforto. Fa riflettere molto perchè ancora oggi in alcune parti del mondo le donne non vengono trattate bene e continuano a subire maltrattamenti quotidiani da parte dell’uomo. Stupendo il finale perchè la famiglia si riunisce felicemente e sorprende il colpo di scena di Masuri che è ancora in vita. Severius donando l’aquilone alla nipotina fa comprendere che nella vita dev’essere sempre accesa la fiamma della speranza per un futuro migliore…Complimenti all’autrice. Il racconto che ho letto mi ha emozionato tantissimo.
Mi fa piacere che il racconto ti sia piaciuto. Io l’ho scritto col cuore. Grazie Stellina83, troppo gentile.
MI HAI COMMOSSA DOLCE SONYA WUAOWWW CI SONO DEI PASSAGGI TOCCANTI E MOLTO SIGNIFICATIVI SEI STATA MOLTO BRAVA SONO FIERA DI AVERE UN AMICA COME TE BRAVISSIMAAAAAAAAAAAAAAA
Cara Krizia, che bello!! Alla fine il racconto lo hai letto pure tu!! Anche se non ci conosciamo di persona, anch’io sono contenta della tua amicizia facebookiana. Grazie per i complimenti. Sei una donna speciale!