LO SCONOSCIUTO
di Gaia Bigoni
Secondo Livello- Corso Bambini
Quel giorno uscii da scuola alle 11:00. Non ne ricordo precisamente il motivo, forse un professore assente.
Decisi di prendere una scorciatoia per andare a casa di zia Luisa, perché il tempo prometteva un bel temporale da lì a dieci minuti. E quello era proprio il tempo che solitamente impiegavo quando decidevo di prendere la strada più breve, ma un fatto insolito mi trattenne a metà strada.
Notai che la villetta dove neanche una settimana prima c’era ben affisso un cartello con scritto “VENDESI” era stata finalmente comprata da qualcuno. Mi incuriosii, così sbirciai dal marciapiede l’interno della casa da una finestra lasciata stranamente aperta. Non feci in tempo a distinguere un bel lampadario colorato e un tavolo di legno tondo quando la porta si spalancò e una vecchietta sorridente uscì a passo svelto.
<Buongiorno..> la salutai, osservandola. I capelli, bianchi e folti, erano raccolti in uno chignon e indossava una gonna lunga rossa e un maglione arancio. Ai piedi aveva due apparentemente scomodissime scarpe intonate al cappellino giallo acceso. Sembrava un arcobaleno di allegria.
Mi rispose educatamente, squadrandomi a sua volta. Mi sentii un po’ a disagio, soprattutto quando mi invitò ad entrare. Forse avrei dovuto rifiutare, ma ero talmente incuriosita da quella arzilla vecchietta che non riuscii a dirle di no. Appena superai la soglia un profumo di rosa mi investì. L’atmosfera era calda ed accogliente, sembrava di essere in una di quelle case delle favole, dove tutto intorno sa di magico.
Mi portò in cucina e chiuse cautamente la finestra da dove avevo sbirciato pochi minuti prima. Sembrava l’avesse lasciata aperta solo per me, per poter stuzzicare la mia curiosità.
<E’ arrivata da molto in città?> mi decisi a chiederle, dopo qualche minuto.
<No, da tre giorni.. Ma dammi del tu, per favore. Il fatto del “lei” mi fa sentire vecchia!> rispose sorridendo. Annuii osservando ancora una volta quella bellissima cucina.
Intanto sentii qualcosa che mi toccava delicatamente la caviglia. Mi chinai e vidi una graziosa, piccola tartarughina che cercava di attirare la mia attenzione.
<Che bella! Come si chiama?> chiesi, osservando il guscio verde acceso.
<Rina. Mi sembra che tu le stia simpatica, solitamente non dà confidenza agli sconosciuti> sorrise la vecchietta, prendendo delicatamente in braccio la tartaruga.
<Scusa, non mi sono neanche presentata.. Mi chiamo Vivian, piacere.> disse poi, sedendosi sulla poltrona di fianco a me.
<Io sono Beatrice> aggiunsi, mentre Vivian si rialzò nuovamente e sparì al piano superiore, lasciandomi lì senza dire una parola. Spalancai gli occhi e mi chiesi se avessi fatto bene ad accettare il suo invito ad entrare in casa. In fondo non la conoscevo neanche e zia Luisa si era raccomandata tante volte di ricordarmi di non dare confidenza agli sconosciuti. Stavo meditando una buona scusa per tagliare la corda, quando Vivian “riapparve” sulla soglia e mi fece cenno di seguirla.
“Che cosa vorrà fare?” mi chiesi, ma decisi di assecondarla e di salire, dietro di lei, le scale che portavano al piano superiore. Davanti a me c’era una bellissima mansarda che, nel suo disordine, aveva qualcosa di affascinante, oserei dire quasi.. magico.
Poi la vecchietta si avvicinò a un baule dall’aria misteriosa. Era piuttosto grande e dentro di me già formulavo mille e più ipotesi fantasiose sul cosa potesse celare.
Successivamente tutte le mie idee svanirono in un colpo solo: la donna aveva tirato fuori dal baule solo un fiocco rosso fuoco, uno di quelli per legare i capelli. Restai delusa e probabilmente dalla mia faccia si intuiva ogni mio pensiero, perché la vecchietta si affrettò a spiegarmi che quel fiocco non era quello che sembrava. Avrei voluto chiederle ciò che pensavo, e cioè se era impazzita di colpo, ma mi trattenni e continuai a guardare, allibita, lo strano fiocco. Era bello, sì, ma non aveva nulla di speciale.
<Me lo regalò mia figlia, prima di partire per New York per approfondire i suoi studi di medicina. Ma il fatto è che questo fiocco è magico, non è normale.> quando Vivian pronunciò questa frase, confermò la domanda che avevo in mente.
<Ok, se è uno scherzo non mi piace. E poi, scusami, ma devo tornare a casa. Mia zia sarà in pensiero e..> la vecchietta non mi lasciò finire la frase e mi trattenne per un braccio.
<Non è affatto uno scherzo. Questo fiocco ha il potere di esaudire il tuo più grande desiderio. Io ne ho già espresso uno e si è avverato. Successivamente ho avuto il dovere di cercare una degna erede per consegnarlo a mia volta.. ed eccoti qui. Anche tu potrai esprimere il tuo desiderio quando vorrai, ma pensaci bene perché, come ho già detto, ne potrai esprimere soltanto uno. Poi lo regalerai a chi pensi che lo meriterà. Ti prego, tienilo, è importante!> mi supplicò e, a quel punto, nei suoi occhi si lesse chiaramente che stava dicendo la verità, non stava farneticando e non mi stava prendendo in giro. Decisi di crederle.
Uscii da quella casa affannata e con il fiocco magico al sicuro, in tasca.
Come previsto i nuvoloni neri stavano scaricando con tutta la loro potenza una fittissima pioggia, così aprii l’ombrello e corsi verso la casa di zia Luisa.
Il giorno seguente, quando uscii da scuola alle 13:00 come al solito, decisi di passare nuovamente per la scorciatoia. Non potevo certo sapere che la vecchietta si era nuovamente trasferita. Evidentemente quel desiderio che aveva espresso era legato alla fortuna nello studio di sua figlia. Probabilmente, la raggiunse a New York. Ma non lo seppi mai.
<Mamma..è tuo questo bel fiocco rosso?>.
<Si, tesoro.. Me lo regalò una signora molto molto speciale. Vuoi che ti racconti la sua storia?>.
Sempre più brava! Un racconto piacevole e che si legge con facilità e curiosità di arrivare al finale.
Complimenti e… continua!
Ciao Gaia!
Stellina mia diventi sempre più brava!!!!
Complimenti!!!!!!!!!
Complimenti Gaia, è un racconto bellissimo, lascia interpretare al lettore il finale, e credo che questa sia una cosa molto bella.
Io credo che il suo desiderio più bello, quello che ha espresso al fiocco rosso, sia proprio colei che gli pone la domanda finale.
Buona serata e ancora complimenti per il bel racconto.
Con amicizia, Vito