Miriam e Jo, una storia d’amore di Monica C.
– Primo Livello Adulti – Corso di scrittura on-line
Why does the sun go on shining?
Why does the sea rush to shore?
Don’t they know it’s the end of the world, Cause you don’t love me any more?
Perchè il sole continua a splendere, perchè il mare si muove verso la riva, non sanno essi che è la fine del mondo perchè tu non mi ami più? (The end of the word-The Carpenters)
Brindisi-Settembre 2010
Era tornata lì, senza un perché, dopo averlo rivisto quella mattina, dopo un mese di silenzi, di contatti sfuggevoli, di pensieri che si sentono eppure allontanano, dopo parole che non la desideravano più ma che lasciavano trasparire la nostalgia di qualcosa in cui si era creduto.
Davanti ad una tazza di caffè tenuta fra le mani, le sembrava di tremare dinanzi al suo sguardo, al suo volto, che sapeva turbarla ancora benché distante.
La loro storia era finita, però si annusavano ancora. Ancora era lì.
Si salutarono, poi bastarono pochi sms perché lei tornasse nella loro vecchia casa.
“Devo prendere le ultime cose “, scrisse Miriam.
“Non ci sono rancori, se vuoi passare da me posso offrirti un caffè”, rispose Jo.
“Ok. Ti avviso quando arrivo”, il messaggio fu immediato.
Così si erano ritrovati stretti dentro l’anima e non avevano saputo più lasciarsi, esattamente un anno prima, tra la fine di agosto e gli inizi di settembre.
Ed ora un anno dopo erano lì a raccogliere i frammenti di qualcosa che non riuscivano più a tenere fra le mani.
Educatori ed artisti entrambi si erano lasciati conquistare dalle immagini e dalla sensibilità che ognuno sapeva leggere dentro l’altro.
E così Miriam lasciò tutto per Jo, un fidanzato che non amava, la sua vecchia vita, prese sé stessa, i suoi bagagli, il suo amato cane e lo seguì.
Fu un attimo e si ritrovò a vivere subito in una casa confinante alla sua, in un vecchio residence malmesso che si affacciava su una strada provinciale.
Lavoravano entrambi: Jo in una piccola realtà costruita da sé, bravissimo a conquistare le turbolenze dell’ età adolescenziale; Miriam, educatrice in una comunità privata, non si stancava di leggere sogni ed immagini di più reali verità, negli occhi, nei gesti e negli sguardi di coloro che sono chiamati matti.
Quel vecchio residence fuori città offriva un bell’ appartamento a basso costo, anche se in periferia.
Così quel pomeriggio tornò lì alla loro vecchia casa.
Avevano due appartamenti confinanti, sullo stesso pianerottolo, due porte attigue.
Entrò.
Assaporò in un attimo quella vita che l’aveva resa felice, la finestra che si affacciava sugli alberi, la poltrona avvolta ancora dentro quel telo arancione e giallo che lei gli aveva regalato, ed i libri sulla mensola, le mura un po’ più spoglie della sua presenza.
Era turbata poiché aveva sognato quella casa.
L’aveva sognata piena di colori di un’altra vita che non era la sua ed i suoi sogni non le mentivano mai.
Eppure adesso, per un attimo, le sembrò che nulla fosse cambiato.
Lui le sorrise, fu carino. Chiacchierarono.
Lei lo sentiva, sentiva il suo sguardo ed il suo respiro e sapeva che il primo passo, la scelta in quel momento spettava a lei.
Giunsero sulla porta, stavano per salutarsi, lei sarebbe andata nel suo appartamento a prendere le ultime cose ed il pomeriggio si sarebbe concluso così.
Si avvicinarono per baciarsi sulle guance, ma le labbra scivolarono vicine, in un bacio, prima lento, dolce, poi forte appassionato.
Non riuscirono a lasciarsi, si guardarono, si sorrisero, si mossero insieme verso la camera da letto.
Fecero l’amore intensamente e lei sentì di amarlo.
Avrebbe voluto dirglielo, gridarlo e stringerlo a sé, ma non lo fece.
Si addormentarono, accoccolati, con le gambe attorcigliate fra loro ed il respiro sereno.
“Pensavo che saresti andata via”, le sussurrò, “ma desideravo che restassi…”.
Si svegliarono poco dopo insieme e tornarono incerti verso la vecchia poltrona.
“Balliamo” -disse Miriam.
Jo lasciò partire una canzone dei Carpenters -The End of the World
A piedi scalzi si avvicinarono carezzandosi l’un l’altro dentro quella nostalgica melodia, mentre passi e fianchi e braccia in sintonia danzavano qualcosa che mai le parole avrebbero potuto dire.
Si sorrisero. Si strinsero.
Salirono sul terrazzo di quella vecchia palazzina malmessa che era stata la loro casa per quasi un anno.
Da lì, senza luci, immersi dentro la notte stellata, erano padroni dell’intero universo, mentre la luna, complice del loro ritrovarsi, li vegliava.
Restavano sempre a lungo a guardare la notte stellata e quell’incanto sapeva avvolgerli dentro le trame dell’universo, energia misteriosa di cui provavano a leggere i disegni.
“Perché non può essere sempre così…”, disse lui stringendola a sé.
Miriam non disse nulla.
Si erano amati intensamente, ma non erano mancate le burrasche, le tempeste…incomprensioni, a volte di fondo, come diversi modi di vedere la vita che portano 1’amore in direzioni opposte.
Ma quanto la diversità può influire sull’ amore e quanto il dolore di ferite antiche non ancor rimarginate può divenire nebbia per l’ amore, non lasciandolo vedere?
Una vita selvaggia ed appassionata li aveva uniti come in una storia fuori dal mondo, ma presto alcune spine cominciarono a lasciare in ombra la bellezza di quella rosa.
Così le corse nei campi, i respiri del vento, il leggere i segni fra le nuvole ed il cielo , stringersi dentro la notte gelida in quella vecchia casa, parlarsi con le arti marziali respirando l’universo, l’intuizione di pensieri e sogni che sapevano ritrovarsi come dono , come per magia, le ispirazioni di pennelli e colori di lui che sapevano danzare con le parole di lei, non erano serviti a niente.
Tutto quell’amore intenso e forte che li aveva uniti stretti scivolava via dalle crepe di antiche ferite di amore che non sa guarire, di paura di amare.
Jo prediligeva una vita libera come il vento, dentro un amore unico forte, la amava come sua regina, ma antichi dolori di bambino non lasciavano all’uomo la libertà di vivere.
“Prima tua e poi mia”. le sussurrava spesso.
E Miriam credendo nell’importanza e nella bellezza dell’amore di sé per amare l’altro non aveva compreso bene quelle parole.
L’amore l’aveva resa cieca a quelle recinzioni che lui sapeva mettere fra loro due perchè il coinvolgimento, pur nella totalità dell’appartenersi, non fosse pieno.
Miriam, invece, pur dentro il valore dell’indipendenza individuale, era affascinata dalla misteriosa “arte del noi”, pur dentro la paura di ferite antiche che fanno tremare dinanzi all’amore e pensava che l’amore, unico potesse essere il superamento della paura di amare, delle ferite ricevute da bambini.
Ma non sempre è così.
A volte amare fa molta più paura.
Ed ancor di più dentro l’economia di uno Stato che non è stabile, che non lascia guardare con fiducia a progettualità future, stringendole dentro precarietà.
Lo vide altre volte, per un altro mese, ma poi capì la direzione ibrida di quella strada che stava percorrendo e non si riconobbe.
Decise di andar via, mentre sanguinava dentro.
Poi si fermò. Sentì il cuore smarrirsi, mentre perdeva ciò che amava.
Ma l’unica direzione, l’unica scelta era andare via.
A passi incerti lei ha ricominciato a vivere, respirandosi, sentendosi, ritrovandosi per sé stessa, dentro radici stabili al di là di lui. Però non riesce ancora a dimenticare quella vita e la magia del loro stare insieme.
Sono in contatto, ma non si parlano più con il cuore, solo dentro silenzi e comunicazioni di lavoro, sospese a tratti da sorrisi.
Ma qualcosa nel vento ancora la chiama.
Qualcosa dentro la notte ancora la cerca.
Qualcosa nella magia della luna le chiede ancora di credere all’incanto, come quando si rividero per caso sotto la sua luce piena che troneggiava al di sopra di entrambi.
In una notte di gennaio dell’anno precedente, notte di festa in città, di gente e artisti per le strade, in una notte incantata, lei uscì per caso da una corte di botteghe artigiane ed entrò in strada; lui camminava di fronte a lei e mentre i loro passi si muovevano in direzioni opposte, i loro sguardi, si trovarono, si incrociarono senza lasciarsi andare.
Gli occhi azzurri profondi di lui, di mare, di cielo, si fermarono sugli occhi grandi e marroni di lei, di cerbiatto, espressivi, intensi e non riuscirono a lasciarsi.
Si fermarono, si riconobbero.
Si erano già conosciuti e persi.
Il compagno di lei li raggiunse, e poi si salutarono.
Ma Jo, mesi dopo, la cercò di nuovo.
E Miriam fece la sua scelta.
A volte il tempo gioca scherzoso, a volte l’amore fa giri strani dentro percorsi tortuosi.
Ma sempre la vita è maestra.
Sempre la vita plasma la bellezza del proprio essere, di quel dono che ci è stato dato di esistere.
E sempre i percorsi di anime affini, sanno ritrovarsi.
Ed il tempo è maestro di vita, così come l’amore.
Solo attraverso il tempo ogni cosa diventa chiara.
Non sappiamo quanto tempo dura la nebbia.
Dobbiamo aspettare che soffi il maestrale, mentre solo l’amore discioglie il dolore.
Così Miriam guardando dentro la notte stellata e pensando a quella che una volta Jo dipinse per lei, pensa a lui. Ed intanto è in ascolto di segni e coincidenze che portano lui sulla sua strada e lascia che la luna vegli sulle loro vite prima del loro prossimo incontro.
La notte impone a noi la sua fatica magica. disfare l’universo,le ramificazioni senza fine di effetti e di cause che si perdono in quell’abisso senza fondo, il tempo- J.L.Borges
Monica C.