Vacanze sulla neve di Paola Mutti. Primo Livello – Ragazzi
Un autobus un po’ ammaccato spuntò da dietro l’angolo e si fermò davanti ad una semplice pensilina blu per far scendere cinque persone, poi ripartì scoppiettando.
-Ma è meraviglioso! Che spettacolo! Evviva le piste da sci, evviva! Chissà qual è la casa del nonno di David, sono proprio curiosa – disse Jane, guardando divertita l’amico.
– Secondo me è quella laggiù! – rispose Becky indicando con il dito un grande hotel di lusso, poco più in là.
– Allora il nonno di David dev’essere ricco sfondato! – esclamarono in coro le tre ragazze.
– Ah, ma quale state guardando? – disse l’amico prendendo il braccio di Becky e spostandoglielo verso la parte opposta – è quella là -. Quello che stava indicando non era altro che un puntino scuro in lontananza.
– Forza, muoviamoci, se arriviamo in ritardo mio nonno ci sgriderà -. I ragazzi s’incamminarono nella neve fresca e intatta, splendente sotto la luce accecante del sole. Faceva freddo, ma niente poteva far distogliere gli sguardi dei ragazzi da quello spettacolo.
La tentazione di correre, giocare e tirare palle di neve divenne irresistibile. Così, gli amici si fermarono e, tra una palla e l’altra, non si accorsero del tempo che passava. Il cielo cominciò a scurirsi lentamente e una fitta nebbiolina iniziava ad invadere l’ambiente.
– Oh no, è tardissimo! Se non arriviamo presto, mio nonno ci sgriderà. – David e suoi amici ripartirono sulla neve; l’aria si faceva più pesante e quando arrivarono c’era già buio.
La casa era di legno, bassa e molto larga, assomigliava in parte ad una baita ed in parte ad un tempio giapponese. All’improvviso, mentre si avvicinavano, una luce venne accesa al piano terra e la porta si spalancò: – Vi avevo ordinato di arrivare prima che facesse buio, non è così? Pentitevi! –. Quello che uscì era il nonno di David, ovviamente, e la sua faccia non prometteva niente di buono. Le numerose rughe che gli segnavano il volto gli conferivano un’aria autorevole e severa. Sotto le spesse lenti degli occhiali rotondi aveva un paio di occhi azzurri talmente chiari e penetranti da trafiggere chiunque li guardasse. Era un po’ impacciato nel camminare ed era, chiaramente, molto arrabbiato e spazientito.
– Scusaci, nonno. Abbiamo perso la cognizione del tempo, sai com’è… – rispose David, in cerca di una buona scusa, ma evidentemente non era facile acquietare il nonno.
– Questo perché non avete disciplina! – gli rispose lui ancora una volta. –Come punizione, ora pulirete il balcone! –
“Che cosa?! Non è giusto!” pensarono tutti contemporaneamente.
Il balcone, anch’esso di legno, correva lungo tutto il perimetro della casa.
– Questo balcone è immenso! Ci vorrà una vita per pulirlo! – gemette Becky a bassa voce. Nessuno aveva visto andar via il nonno e tutti saltarono dalla paura quando la sua voce ruppe il silenzio, dietro di loro. – SBRIGATEVI! Pulitelo pezzo per pezzo. Niente è impossibile se vi date da fare tutti insieme.- Diede loro un secchio d’acqua, delle scope e qualche straccio, poi sparì in casa, a bere una tazza di tè caldo.
Dopo un attimo di esitazione, gli amici si misero al lavoro senza commentare.
Il tempo sembrava rallentare e i ragazzi si rianimarono dallo stato comatoso in cui erano caduti solo quando David parlò: – Cosa ne dite di fare una gara intorno al balcone mentre puliamo? Solo con gli stracci; il primo che fa due giri completi vince! Prontiii… Via! – E così dicendo, riprese lo strofinaccio che aveva lasciato poco prima per riposarsi, lo poggiò a terra e, poggiate le mani sopra di esso, partì in avanti; i suoi amici non tardarono a seguirlo. Jane, Becky e Christopher si fermarono al primo giro, già senza fiato, e aspettarono gli altri due al traguardo prefissato. Dopo poco spuntarono Samantha e David, che sfrecciavano a tutta velocità. A vincere fu la prima, perché l’amico era scivolato poco prima di arrivare al traguardo.
–Ho vintoo!- urlò lei, tutta rossa in faccia, facendo una linguaccia all’amico.
– Non dovevate divertirvi! Pentitevi!! – Inutile dire che i presenti trasalirono e si ammutolirono al suono di quella voce.
– Non l’avete neanche pulito bene, il balcone! Ora, come seconda punizione, preparerete voi la cena. E badate bene: vi terrò d’occhio! -. Jane stava per ribattere ma un’occhiata di Christopher bastò a zittirla. Quella seconda punizione fu la peggiore: nessuno, a parte Samantha, sapeva cucinare. Così lei si ritrovò a spostarsi da una parte all’altra a dare istruzioni, ma non fu affatto semplice. Dopo quasi due ore riuscirono a portare sulla tavola sei piatti di riso troppo cotto, una vaschetta d’insalata, una ciotola di pomodori (quasi tutti interi) e delle bruschette bruciacchiate con salse che non avevano ne un buon colore ne un buon odore. Anche se il cibo non era squisito, i ragazzi divorarono tutto perché erano molto affamati. Nessuno parlò e, finita la cena, il nonno si limitò ad indicare loro le stanze che avrebbero occupato mentre alloggiavano in quella casa.
Durante la vacanza gli amici si divertirono molto sulla neve e ogni sera badavano bene a tornare prima che facesse buio. Anche se le cene erano sempre a base di zuppe dagli odori intensi (a volte sembravano quasi malsani), nessuno si azzardò ad aprire la bocca se non per mangiare. Il vecchio, però, non aveva affatto dimenticato il risultato della pulitura del balcone e tutti i giorni assegnava loro dei lavoretti di pulizia da svolgere. Così, presto gli amici impararono ad organizzarsi, dividendosi le mansioni e riuscendo ad accontentarlo.
L’ultima sera arrivò in fretta e così anche la fine della vacanza. Mentre i nostri ragazzi entravano in cucina, i sorrisi che non avevano mai lasciato i loro volti per tutta la giornata, si attenuarono di colpo. In quel periodo avevano infatti imparato che, in presenza del nonno, si doveva essere educati, stare in silenzio e sorridere poco. Ma quella sera le cinque figure si bloccarono sulla porta, incerte sul da farsi e convinte di avere qualche strana allucinazione. Davanti a loro si ergeva una tavola già apparecchiata e su ogni piatto giaceva un trancio di pizza contornato da patatine fritte. Ad aspettarli, inoltre, c’erano salse di tutti i tipi, verdure, salumi, pane e due bottiglie di coca-cola.
– Entrate! Cosa ci fate lì impalati? Muovetevi. – Loro, non dimentichi delle buone maniere, entrarono e si sedettero. Il nonno non disse altro e, come sempre, nessuno si azzardò a chiedere alcunché. Mai fare domande: questa era un’altra delle regole per vivere in pace, con lui.
Tutti mangiarono con gusto e si stupirono ulteriormente quando, alla fine, venne tirata fuori persino una torta.
– Vi ho tenuto d’occhio in questi giorni. Avete imparato la lezione e insieme siete riusciti a fare tutto ciò che vi ho chiesto. Ora mi è sembrato che meritaste una piccola ricompensa.
Poi, vedendo che i ragazzi erano sul punto di esultare, tornò severo e aggiunse – Ma non dimenticatevi di ciò che avete imparato, o avrò faticato tanto per niente!-
Mentre suo nipote, Samantha, Jane, Becky e Christopher uscivano di casa per l’ultima volta, diretti alla fermata dell’autobus, il nonno tornò a sedersi sulla poltrona, con una tazza di tè in mano e le labbra distese in un sorriso.